Italia e Cina: due economie a confronto

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By Michele Geraci

Below is an simple comparative analysis of Chinese and Italian economies, followed by my initial advice to Italian policy makers for 2017, published today on Il Sole 24 Ore/Radiocor Plus(Italian),  in Italian.

E’ necessario che gli italiani facciano sacrifici, o non usciremo mai dalla crisi‘ e’ stata una delle ultime boutade del 2016, una frase attribuita al Primo Ministro Gentiloni che in realta’ non ha mai pronunciato. Peccato, un’occasione persa perche’ cio’ e’ esattamente quello che dovremmo fare e sarebbe stato un bel messaggio di fine anno. E’ chiaro che le colpe del declino economico culturale e sociale del nostro paese vanno condivise tra classe politica, politiche aziendali e cittadini stessi, ma e’ anche vero che e’ sempre facile dare la colpa ai politici senza prima farsi un esame di coscienza.

Vivendo in Cina da molti anni, sono stato testimone oculare del progresso economico, sociale e politico che la Cina ha compiuto negli ultimi dieci anni. Un progresso fondato su una grande guida del governo, un grande mangiafuoco che tira i fili di un miliardo e trecento milioni di abitanti. La forza della Cina si fonda su tre cardini fondamentali: 1) una stabilita’ e continuita’ politica che dura da decenni e che ha pochi eguali al mondo; 2) una programmazione di piani di sviluppo che ogni cinque anni vengono rivisti ed aggiornati, cosi’ come farebbe il consiglio di amministrazione di un’azienda; 3) una popolazione che e’ disposta a lavorare sodo, fare sacrifici per migliorare il futuro, con un elevato grado di sopportazione fisica e morale che deriva anche dalla storia recente.

Mentre l’Italia e l’Europa del dopoguerra si cominciavano a rialzare dalla macerie e si avviavano verso la prosperita’ che ha avuto il suo culmine un decennio fa, la Cina invece decideva di complicarsi la vita. Al termine della seconda guerra mondiale, hanno messo su una guerra civile per altri quattro anni, terminata con la vittoria del Partito Comunista nel 1949. Dopo dieci anni, verso la fine degli anni 50, il Grande Balzo in Avanti – tentativo maldestro di industrializzare un paese che era fondato sull’agricoltura – ha portato fame e morte per decine di milioni di persone. Dopo una brevissima ripresa, cosa naturale dopo una catastrofe simile, la dirigenza decise di lanciare la Grande Rivoluzione Culturale, che da meta’ anni 60 fino alla fine degli anni 70 ha paralizzato gran parte delle attivita’ socio-economiche del paese, fino all’avvento di Deng Xiao Ping, che, avendo ereditato un paese con un tasso di poverta’ del 85%, ha avviato riforme economiche, detto addio al socialismo e abbracciato il capitalismo, portando la Cina ad essere una grande potenza economica. Chi e’ nato in Cina negli anni 50 ne ha ben viste, ma anche i piu’ giovani, nati negli anni 80 e anche negli anni 90 hanno toccato con mano la poverta’.

Questo excursus storico non e’ fine a se stesso, ma dovrebbe essere conosciuto e compreso dai nostri giovani, dai politici e dalle aziende affinche’ comprendano bene le caratteristiche dei nostri concorrenti, quali sono i fattori che spingono il cinese medio ad alzarsi dal letto la mattina al fine da chiederci quali sono invece le nostre leve competitive e psicologiche su cui far gioco. La Cina ha pagato questo progresso con un alto tasso di inquinamento nell’aria, nei fiumi, nelle campagne, nel cibo e con un’urbanizzazione selvaggia che ha abbrutito tante citta’, eliminando quasi tutte le costruzioni storiche e rimpiazzandole con un sistema architettonico di copia e incolla che ha reso tutte le citta’ della Cina simili l’una all’altra.

Noi, in Italia, godiamo ancora di un patrimonio culturale e paesaggistico che fa invidia al mondo. Le potenzialita’ che l’Italia possiede in tanti altri settori sono enormi, ma per sfruttarle bisogna rimboccarsi le maniche e fare sacrifici, ricordando le conquiste fatte dai nostri nonni sia in tempi di guerra che di pace.

Ed e in questo contesto che lancio una lista in otto punti, cosi come si usa in Cina, molto semplificata, di azioni che il sistema Italia dovrebbe intraprendere nel 2017, al fine di non perdere ancora altro tempo prezioso, lista che sviluppero’ in articoli successivi:

1) GIUSTIZIA: Applicazione delle leggi e certezza della pena per i colpevoli

2) SICUREZZA: Ripristino del presidio del territorio e sicurezza nelle strade

3) POLITICA: Partiti politici che siano piu’ vicini alle esigenze dei cittadini con sistemi di check and balance, controlli e contrappesi

4) RICERCA E ISTRUZIONE: Investimenti in ricerca, pubblica e privata, e nelle universita’ e sensibilizzazione degli studenti delle scuole superiori alle nuove sfide della globalizazzione

5) TURISMO E AMBIENTE: Ristrutturazione del settore turistico e artistico

6) LAVORO: aumento dell’efficienza sul lavoro ed incentivi per la produttivita’

7) ESTERI: Rivedere la relazione con l’Unione Europea, la Russia, la Cina senza preconcetti e ideologie

8) INDUSTRIA: Analizzare ai raggi-X le competenze industriali del paese e proporre un piano di rilancio

Infine, in modo provocatorio, suggerisco anche di, suvvia, copiare dalla Cina, laddove sia utile, senza complessi di superiorita’. Sarebbe gia’ un passo falso credere di saperne sempre di piu’ degli altri

 

1 COMMENT

  1. Malgrado l’articolo abbia punti condivisibili, il primo paragrafo manifesta l’ignoranza e l’autorazzismo tipico di molti italiani all’estero, che parlano senza cognizione di causa della situazione italiana.

    Luoghi comuni veramente inaccettabili, stereotipi manifestamente infondati e la solita litania dei sacrifici.

    L’Italia è il paese in Europa col più grande saldo primario positivo (rapporto saldo primario / PIL 1999-2015), tanto per dire, cosa che già nullifica l’assurda pretesa di altri sacrifici.
    E’ il paese col sistema pensionistico più sostenibile in Europa (dati della stessa commissione europea:
    http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2011/pdf/ee-2011-3_en.pdf
    anno 2011,
    http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2012/fiscal-sustainability-report_en.htm, anno 2012, http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/european_economy/2013/pdf/ee-2013-4.pdf
    anno 2013 e via di seguito, nonostante i massacri di Monti e successori), il paese col terzo sistema sanitario più efficiente al mondo (basta usare google, o bing in Cina,
    https://www.bloomberg.com/graphics/best-and-worst/most-efficient-health-care-2014-countries/
    ), ma ovviamente l’autore ignora ciò che ormai è diventato mainstream, e cancellerà presto questa immondizia dalla storia: il paese così corrotto e inefficiente è il terzo contribuente netto in Europa, l’unico che ha pagato coi fondi salva stati i salvataggi delle banche francesi e tedesche, via pseudo salvataggio Grecia, l’unico che pur essendo in crisi continua a sovvenzionare Spagna, Portogallo, Irlanda, Polonia e chi più ne ha più ne metta, l’unico che deve chiedere in ginocchio di poter usare 20 miliardi per salvare le proprie banche, quando i tedeschi perfetti ne hanno usati più di 200.

    Speriamo veramente che chi scrive queste cose lo faccia sapendo di mentire, perché l’insipienza è ormai ingiustificabile, e chi propala menzogne si assuma la responsabilità di aggiungere la propria voce al coro degli aguzzini nazionali.

    Mi firmo perché pur vivendo in Cina sono orgoglioso di essere italiano, a differenza da quel che traspare dall’incipit dell’autore; poco mi interessa il suo curriculum per capire chi di macro ha scarsa cognizione e basa tutto il ragionamento su micro fondazioni sepolte dai secoli.

    Mattia Rubbini

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