L’Europa si divide cercando di arginare l’avanzata cinese

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Di fronte all’espansionismo economico cinese e alla prospettiva di uno Tsunami commerciale sul settore manifatturiero europeo, l’Europa sembra aver iniziato a preoccuparsi. Negli ultimi giorni Macron ha infatti iniziato a spingere sui colleghi europei per concordare misure protezionistiche volte a frenare le acquisizioni di aziende francesi da parte di società cinesi. Allo stesso modo, sembra che anche la Germania e l’Italia stiano virando sulle posizioni di Macron e pertanto, all’apparenza, i loro sforzi sembrano andare nella stessa direzione.

Dietro le quinte, tuttavia, la Cina ha già da tempo messo in atto la classica strategia del divide et impera, che oggi sta già dando i suoi frutti, creando distanza e interessi contrapposti all’interno dell’Unione. In questo senso, è probabile che sarà molto difficile giungere ad una soluzione che possa incontrare il consenso di tutti gli Stati membri.

Passando ai dati, emerge che la Germania – oltre alla Finlandia e all’Irlanda – è l’unico Paese ad avere un surplus commerciale con la Cina, nello specifico di 7 miliardi di Euro. Questo successo è dovuto sicuramente alla relazione speciale tra Berlino e Pechino, ma soprattutto al fabbisogno cinese di prodotti di alta qualità, nei quali la Germania è specializzata. Per tutti gli altri, commerciare con la Cina si rivela difficile: non è un caso infatti che il saldo commerciale con la Cina di tutti i membri dell’UE sia negativo o comunque inferiore a quello con il resto del mondo. Ad esempio, la Germania registra un surplus della bilancia commerciale complessivo del 12% e “solo” del 5% con la Cina. Al contrario, l’Italia ha un bilancio commerciale positivo del 7% con il mondo, ma un deficit del 42% nei rapporti bilaterali con i cinesi.Com’è possibile che la Germania sia l’unico Paese nell’Unione che riesce ad arginare meglio degli altri lo strapotere commerciale della Cina, e riesce a mantenere un surplus commerciale, mentre l’Italia – Paese comunque esportatore e con un surplus sul resto del mondo – resta indietro quando si confronta con il gigante asiatico? Chi decide le politiche commerciali dell’Unione Europea? Come vengono decisi i dazi da imporre e su quali prodotti? E quali sono le leve diplomatiche che un Paese come la Germania usa nei confronti della Cina?

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Articolo completo su Radiocor/Il Sole24Ore

3 COMMENTS

  1. ciao Michele,
    si conosce se dai porti italiani passa il Made in China diretto verso altri paesi UE.
    La sottofatturazione e’ il primo canale per muovere valuta … o esportare capitali.
    Ben noto il fenomeno del nero e le compensazioni euro/yuan rette dalla rete delle triadi…che un giocattolo all origine costi 1 o 10 nei nostri porti…..non si sa. Ad Amburgo se fiutano…sequestrano…al Pireo…potrebbe entrare anche un carico di elefanti e non credo li vedano….
    hai dati in merito?

  2. La Germania si è specializzata in high-tech, mentre noi per anni ci siamo focalizzati – con qualche eccezione – sull’industria di base. Purtroppo era ovvio che al momento dell’apertura dei mercati internazionali ai paesi in via di sviluppo avremmo subito la loro concorrenza proprio in quei settori.
    Peraltro, alla base del successo tedesco, c’è una politica industriale vera, mentre da noi, come al solito, tutto è stato lasciato al caso. E i risultati si vedono!

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