Bruxelles ha paura degli investimenti cinesi?

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Reciprocità cercasi disperatamente: ma la reciprocità tra Europa e Cina invocata da Juncker “non c’è e mai potrà esserci”. A esserne convinto è Michele Geraci, docente di economia alla Nottingham University Business School China e direttore del Global Policy Institute China. “Lo ha detto a Bruxelles nel giugno scorso lo stesso premier Li Keqianq chiarendo che l’Europa non può chiedere condizioni di reciprocità a un Paese in via di sviluppo come la Cina”. In sostanza – secondo Geraci – nei rapporti sino-europei c’è un blocco etico: Pechino chiede un trattamento diverso perché vive condizioni diverse. La parola cinese maodun (矛盾), conflitto, è composto dal carattere “mao” che significa “freccia” e “dun” che invece significa “scudo”: due caratteri dall’accezione contrastante che messi insieme esprimono una contraddizione. “La Cina chiede all’Europa rispetto in qualità di economia emergente e promette all’Europa rispetto in qualità di Paese sviluppato”. Il maodun – appunto. “Per la Cina reciprocità vuole dire avere rispetto del livello di sviluppo di ciascun Paese e non comporta l’adozione degli stessi dazi o di parità di accesso a operazioni di acquisizione. L’Europa, se pretende reciprocità, rischia di sbattere contro uno scudo durissimo”.

Qui l’articolo di Agi da cui è tratto il mio intervento.

 

 

1 COMMENT

  1. Dal punto di vista etico, probabilmente sarebbe giusto non applicare la regola della reciprocità alla Cina, che è effettivamente in via di sviluppo. Ma considererei anche il fatto che la Cina ha quasi tre volte la popolazione europea ed un apparato industriale che oramai surclassa il nostro… Se ci aggiungiamo un’enorme disponibilità finanziaria, mi viene da dire: sì, abbiamo paura. E forse è giusto limitare lo strapotere economico-finanziario cinese in Europa, se loro non permettono a noi di operare liberamente in Cina.

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