Cina: economia di mercato? Che fare per l’Italia?

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La Cina è o non è un’economia di mercato? A questa domanda si può rispondere in vari modi, anche contraddittori. Cioè, sì e no. Come previsto, oggi Trump ha detto che la Cina non lo è, nel tentativo di limitare il deficit commerciale USA-Cina, cosa di cui avevamo già discusso. Le implicazioni sono molteplici, perché il trattamento che le regole del WTO riservano a paesi che sono o meno riconosciuti come economie di mercato è molto diverso.

Il problema fondamentale sta nel fatto che questa regola del WTO non è stata pensata per economie grandi come la Cina che, in pratica, produce il 50% di tutto quello che viene prodotto nel mondo. Secondo le regole del WTO, un paese importatore di merci può applicare dazi se ritiene che le merci vengano importate a prezzi al di sotto del mercato. Qual è il mercato di riferimento? Se il paese esportatore è un’economia di mercato, si usa il mercato domestico, se invece il paese esportatore non è economia di mercato, il mercato di riferimento è il resto del mondo, cioè il prezzo prevalente sui mercati internazionali, che in genere è più elevato e quindi da più margine di manovra a chi importa di imporre dazi. Qui nasce il dilemma legato all’enorme capacità produttiva della Cina. Questa regola del WTO è stata pensata quando il paese esportatore è un paese di dimensioni non eccessive; per cui, se il prezzo dei beni nel mercato domestico fosse risultato al di sotto del prezzo sui mercati internazionali, l’ipotesi di sussidi, di concorrenza sleale, insomma di prezzare sotto costo, avrebbe preso piede e quindi sarebbero stati introdotti dazi per riportare i prezzi ai livelli internazionali.

Ma nel caso della Cina, questa logica perde un po’ di forza perché la Cina sostiene che i prezzi nel mercato domestico siano inferiori a quelli dei mercati internazionali, non perché ci siano dei sussidi (che ci sono) e si prezza sotto costo, ma bensì perché la Cina ha vaste economie di scala che abbattono tanti costi fissi nella catena dI produzione e che, sostiene sempre la Cina, sono semmai i paesi terzi ad avere costi troppo elevati a causa delle loro inefficienze.

La Cina argomenta contro l’uso dei prezzi di paesi terzi perché ritiene che il mercato internazionale sia essa stessa. Come minimo, che si includano anche i prezzi praticati in Cina nella media dei paesi terzi, cosa che adesso non si fa. Sembra una logica giusta.

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