Più o meno Europa? Liberismo o Protezionismo? La mia risposta a Il Foglio

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Il Foglio ci ha proposto nei giorni scorsi una versione politicizzata del dibattito tra “Più Europa o Meno Europa? Più mercato libero o più protezionismo”, citando Salvini e Di Maio come i promotori di una visione più protezionistica, sovranista, e freddina sull’Europa. Il Foglio afferma che tali idee sono pericolose e sbagliate perché’ questo tipo di approccio porterebbe a svantaggi economici per l’Italia che, invece, secondo il Foglio, dovrebbe spingere per una “Più Europa e Più mercato libero”.

Il tema è serio e merita delle considerazioni approfondite, al di là degli schieramenti politici. Il Foglio, per esempio, non cita chi, nel panorama politico italiano sia invece a favore di una maggiore apertura verso il mondo. Mi verrebbe subito in mente Calenda, ma poi mi ricordo che è stato lui, giustamente, a spingere per non concedere il MES alla Cina, proprio per lasciare all’Unione Europa la possibilità di poter imporre dazi più elevati sulle merci importate dalla Cina, dazi che non si sarebbero così facilmente potuti imporre se la UE avesse riconosciuto alla Cina lo stato di Economia di Mercato. Quindi, l’azione di Calenda che, ripeto, giusta, mi fa pensare che anche lui non sia proprio così propenso al mercato libero.

Entrando nel merito delle argomentazioni contro i ‘gemelli Salvini-Di Maio’, vengono citati una serie di dati, come il successo delle esportazioni italiane che oggi hanno raggiunto ben 450 miliardi di Euro, di cui i due terzi verso i paesi dell’Unione ed un decimo, 41 miliardi, proveniente dal settore agricolo. L’enfasi è proprio sul settore primario che cresce si, però, meno del totale (6% contro 7%) e quindi perde terreno, ma il Foglio tralascia questo particolare, per motivi che vedremo tra un attimo.

Le domande, retoriche, che vengono poste da Il Foglio ai lettori sono: 1) Se l’Europa fosse meno integrata, meno aperta, più chiusa, oggi l’export italiano andrebbe meglio o peggio 2) Se ci fosse più protezionismo, se ci fossero più dazi, se ci fosse una moneta per ogni stato, l’export italiano, che oggi vola anche grazie all’assenza di barriere, andrebbe meglio o peggio, in presenza di nuove barriere; 3) Se l’immigrazione, piuttosto che essere semplicemente governata, venisse stoppata, bloccata, come recitano gli hashtag senza senso di Matteo Salvini, un settore come quello agricolo, che campa anche di manodopera offerta dai migranti, sarebbe più forte o sarebbe più debole?. Per Il Foglio, le risposte sono scontate, ma non è così.

L’errore fondamentale che commette il Foglio è quello di estremizzare l’approccio in modo simmetrico quando la realtà e le posizioni dei due promotori di una maggiore prudenza, Salvini e Di Maio, no non hanno mai preso posizioni estreme. Faccio una domanda di ritorno all’autore? 1) Se è vero che l’integrazione porta a maggiori esportazioni, perché’ dovremmo integrarci solo con gli altri 27 paesi dell’Unione? Dovremmo quindi integrarci con quanti più paesi possibili, con India e Cina? 2) Se crede che l’export italiano vola grazie alla moneta unica, allora perché’ non allargare la zona Euro all’Europa dell’Esta, al Maghreb, all’Asia, all’India, alla Cina e, ovviamente all’America, nostro grande partner commerciale? Secondo questa logica, l’export dovrebbe volare ancora di più? 3) Sulla migrazione, vorrei invece chiedere, scusi, chi è che in Italia oggi la sta governando? A me sembra nessuno. Salvini e di Maio non hanno mai detto che va stoppata, ma, appunto, governata, gestita. Se servono lavoratori agricoli, che si invitino migranti dediti a questa attività. Nessuno sostiene il contrario. Nessuno ha detto di non volere migranti. Salvini dice di non volere clandestini, e credo Di Maio lo stesso. Gli agricoltori della Puglia possono stare tranquilli, nessuno vuole toglier loro mano d’opera, anzi si vorrebbe fornire la giusta mano d’opera.

Rispondo sempre citando l’esempio della Cina, un paese che ha fondato il proprio successo economico su cinque pilastri fondamentali: il controllo dei dazi, il controllo del cambio, il controllo dei tassi d’interesse, il controllo demografico ed il controllo della migrazione. Credetemi, se la Cina avesse avuto un approccio liberale, sarebbe come tanti altri paesi del terzo mondo ad elemosinare fondi dalla Banca Mondiale e dal IMF. Ma non è così, la Cina è cresciuta del 10% annuo per decenni grazie a queste politiche. Ne sì è chiusa a riccio, ma ha controllato queste variabili, come delle valvole che ha aperto e chiuso come e quando riteneva opportuno, senza, udite udite, nessun preconcetto ideologico. L’obiettivo del governo cinese è sempre stato alzare il tenore di vita dei propri cittadini. In alcuni periodi, era bene tenere più il controllo delle 5 variabili, in altri periodo invece, era meglio lasciare al mercato, proprio come avviene nei sistemi di controllo della produzione, per esempio, che regolano flussi e magazzino.

È chiaro che un liberismo estremo ed un protezionismo estremo portino entrambi a dei disastri economici e sociali. Ma nessuno credo sostiene il protezionismo estremo. Salvini e Di Maio sostengono soltanto una maggior grado di monitoraggio delle nostre politiche economiche e sociali per il benessere del paese, quali una maggiore attenzioni alle politiche commerciali e, laddove servissero anche si, dei dazi temporanei – che sappiamo benissimo è l’Europa che decide, ed è questo il problema, maggior controllo dei flussi migratori, chi è legale ben venuto, chi ha delle competenze di cui il paese ha bisogno – agricoltura – ben venuto, una maggiore elasticità nel gestire il deficit ed il tetto del 3%, e quando necessario sforarlo pure, così come ha spesso fatto la Germania e ancor di più la Francia e, come sostengo io, monitorare anche gli investimenti stranieri affinché’ non ci siano operazioni di acquisizioni predatorie nei confronti del nostro tessuto industriale, tema ancora più importante di tutto resto.

Più Europa o Meno Europa? Non so, ma solo bene che da noi si dice sempre “Eh, ma ce lo chiede l’Europa”. Ma, chiedo io, secondo voi la Merkel quando parla al Bundenstag quante volte ha detto “Eh, ce lo chiede l’Europa”.

Il liberismo economico è una presa di posizione netta e permanente in natura, che tende verso l’apertura in tutti i settori e verso tutti i paesi. Il protezionismo, è invece una misura temporanea, che tende semplicemente a metter un freno alla spinta liberista, i dazi non sono mai perpetui, ma per un quinquennio e si applicano non a tutte le merci, ma solo ad alcune e solo nei confronti di alcuni paesi, non di tutti. Ironicamente, il protezionismo non è altro che una forma di liberismo con un po’ di ritardo, con un freno di controllo. Direi che Salvini e Di Maio sono “diversamente liberisti”.

1 COMMENT

  1. Si diceva nel passato che il centro tra i due estremi, è quello giusto…
    Direi che in molte cose da Lei dette mi specchio…
    Saluti.

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