I dazi per proteggere i più deboli

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Dazi o non Dazi? Bisogna che la nostra classe dirigente comprenda una cosa fondamentale:
 
Il libero mercato non è win-win per tutti, ma crea vincitori e perdenti, su questo sono d’accordo anche i più estremi sostenitori del liberalismo commerciale. I perdenti sono i più deboli, quelli che la sinistra dovrebbe proteggere. I perdenti sono coloro che magari lavorano da 30 anni in un settore e all’improvviso gli si viene chiesto di cambiare settore o magari trasferirsi altrove perchè c’è un grafico nei libri di testo di economia del surplus di consumatori e produttori che dice che il liberalismo commerciale fa bene al paese “in media”. I più deboli sono quelli che hanno una famiglia, dove la moglie lavora in un settore, il marito in un altro ed i figli in altri ancora ma che, sempre secondo questo grafico, dovrebbero dividersi cosicché uno vada a fare l’ingegnere in Germania, l’altro l’agricoltore in Ukraina e l’altro in fabbrica in Viet Nam. I più deboli sono quelli che sono innamorati delle proprie radici, dei borghi medioevali dove sono nati, del tessuto sociale che li circonda, degli amici, dei fratelli e delle sorelle. I più deboli sono quelli che non parlano sette lingue e non possono domani andare in Slovakia di punto in bianco.
 
Ecco, voglio che sia chiaro a tutti, che il liberalismo commerciale a tutti i costi porta a questo. I vincitori sono i più forti.
 
Un approccio dove si gestiscono dazi, investimenti stranieri e flussi da piu dignita’ ai lavoratori. Esso ha, sì, lo svantaggio di far crescere l’economia nel suo insieme un po’ meno, ma tende a distribuire meglio la ricchezza, mentre il liberalismo tendo ad aumentare la ricchezza “media” di un pochino, ma crea più disparità.
 

È questa la domanda fondamentale che i governanti di un paese devono porsi. Quale dei due approcci scegliere. In America il vento sta cambiando ed anche democratici e liberali si pongono delle domande. Ieri ho parlato di Krugman, oggi anche il senatore di sinistra Brown dell’Ohio dichiara “Se non riusciamo a difendere il nostro acciaio oggi, la Cina se ne approfitterà aggredendo altri settori produttivi e occupazionali”.

 
Loro cominciano a capirlo.

 

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