EUROGRUPPO: NECESSITA’ DI CONSENSO AGGRAVA INVECE DI RISOLVERE I PROBLEMI – PAROLA AL MERCATO

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EUROGRUPPO: NECESSITA’ DI CONSENSO AGGRAVA INVECE DI RISOLVERE I PROBLEMI – PAROLA AL MERCATO

di Michele Geraci * (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Milano, 08 apr – Il dibattito che si sta svolgendo a Bruxelles in queste ore sul pacchetto di finanziamenti agli Stati dell’Unione Europea, Mes, Eurobond ed altro, mette in evidenza come le stesse istituzioni della Ue non siano in grado di fornire soluzioni in tempi utili. Ormai sono settimane che si parla senza agire, con il rischio di aggravare la situazione ogni giorno che passa. La necessita’ di cercare consenso tra i 28 Paesi aggrava invece di risolvere i problemi. Questo per quanto riguarda il metodo. Nel merito invece tutti hanno ragione, Italia e Olanda compresi. I mercati obbligazionari non si fanno prendere in giro dagli annunci e sanno che se si emette un bond comunitario, il tasso di rendimento sara’ la media pesata dei rendimenti dei singoli paesi. Quindi l’Olanda e la Germania, nel caso di CoronaBond, sussidierebbero l’Italia. Da buoni sovranisti quali sono, come e’ giusto che ogni governo sia, possono accettare questo sussidio non per bonta’, ma solo se esistesse un pericolo concreto di azioni unilaterali dell’Italia che mettessero a rischio i loro stessi interessi, tali da farli preferire la sussidiarieta’. Azioni il cui spettro puo’ variare dalle mancate forniture dal Veneto verso la Bavaria, il re-routing del traffico merci da Rotterdam su Trieste, fino ad azioni nel settore finanziario come minaccia di default di alcuni titoli aziendali, magari in mano ad investitori di Den Haag, introduzioni MiniBot e tutto quello che possa far tremare i polsi in Europa. Solo in questo modo, anche i governi del nord potrebbero giustificare il venirci incontro e sedare forze sovraniste, quelle apparenti, dei loro stessi Paesi. Ma come tutte le minacce anche le nostre devono essere credibili e, ancora piu’ importante, le persone portatrici di tali proposte debbono anch’esse apparire credibili. Un’alternativa a questo scenario immaginario e’ il Mes. Qui pero’ saremmo noi a perdere: in primis i fattori di condizionalita’, come la parola dice, condizioneranno come noi potremo spendere i fondi, cosa che a oggi non e’ chiara neppure se li avessimo sul tavolo; risulta quindi difficile immaginare una negoziazione su tali condizioni, per quanto light possano essere, portata avanti dal ministro Gualtieri senza che egli abbia un chiaro piano di ripresa economica, che non ha. Inoltre, al contrario di come si racconta, il Mes farebbe salire e non scendere il costo del debito perche’ la nuova tranche sarebbero senior rispetto a piu’ dei 2,000 mld esistenti, il cui rendimento salirebbe proprio perche’ schiacciati verso il basso. Allora? Si torna alla base: ogni paese emette i suoi bond ai suoi rendimenti, i mercati dei Bond sono aperti all’Italia e agli altri, la Bce puo’ intervenire laddove necessario sugli acquisti per gestire gli spread, ora che anche la signora Lagarde ha capito di non lavorare piu’ per il Fmi. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha detto una cosa giusta, un mese fa, alle 2 di notte: “non c’e’ piu’ tempo’

* Economista & Prof New York University Shanghai “

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