Se approviamo il MES, anche senza usarlo, ci costa

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Coronavirus: le implicazioni dell’utilizzo del Mes – PAROLA AL MERCATO

                     di Michele Geraci*

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Milano, 17 apr – Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dice di non preoccuparci troppo ora di cosa contiene il nuovo MES: approviamo una qualsiasi riforma, tanto poi noi avremo sempre l’opzione, ma non l’obbligo, di accedere o meno a questa facility. Questo tipo di approccio, tuttavia, non è corretto, perché anche la semplice approvazione del nuovo MES, il 23 aprile, potrebbe avere implicazioni negative, e non neutre come si pensa, per il nostro Paese. Perché?

In primis, un Paese che accede al MES segnala una difficoltà a reperire i fondi sui mercati internazionali. Ad oggi, l’Italia ha accesso completo ai mercati obbligazionari. Ma accettare anche in principio la possibilità, non negata completamente, di accedere al MES alza il rischio paese percepito e questo causa l’innalzamento del rendimento del nostro stock corrente di obbligazioni perché i mercati presuppongono che l’accesso MES adesso non è più impossibile come lo è oggi. Chi obietta dice che l’impatto sul rendimento non è elevato perché stiamo parlando di un rapporto tra 36mld del MES e i 2.400mld di debito esistente. E hanno ragione. Ma è proprio questo rapporto così elevato che fa sì che una variazione di soltanto 2 punti base (0.02%) nel rendimento del nostro debito vanificherebbe tutti i risparmi potenziali che accedere al MES a condizioni privilegiate (130 punti in meno e risparmio di 470milioni) comporterebbe. Secondo punto: ad oggi, il capitale versato dai 19 Paesi e nelle casse del MES è di 80 miliardi, il MES ha emesso obbligazioni per 98 mld, di questi ne ha usato 89 per sostegno Spagna, Grecia e Cipro, ne restano in cassa circa altri 89, che fungono da garanzia ai 98 miliardi di obbligazioni. La proposta prevede un ulteriore indebitamento del MES fino a 240 miliardi (2% Pil Eurozone), quindi le passività del MES passano dagli attuali 98 miliardi a 378miliardi e, si presume che la nuova somma, 240 mld, venga usata dai 19 Paesi (altrimenti l’emissione sarebbe minore). Il nuovo bilancio del MES sarebbe quindi di 378 miliardi di debito e cassa di 89. Una leva che diventa problematica. Non soltanto per il rapporto debito/cassa che passa da 1.1x a 3.7x, ma anche perché la proposta dell’Eurogruppo trasforma il MES in uno strumento da utilizzare per proteggere il sistema da rischi asimmetrici ad un meccanismo di sostegno per rischi simmetrici. La nuova, più alta, leva, e la simmetria del rischio che, paradossalmente, rende il MES un’organizzazione più rischiosa di prima, renderebbe necessaria, o probabile, una ricapitalizzazione del MES stesso. E quindi, gli stati membri potrebbero essere costretti, con chiamata del Board, a mettere mano al portafoglio e rimpinguare l’equity e la cassa del MES. Per l’Italia il conto potrebbe essere di 36 miliardi, da pagare subito senza fiatare, prima ancora di decidere se poi farceli riprestare, con “strict conditions” come recita l’articolo 136 del TFEU. In sintesi, se il Consiglio dovesse approvare la modifica ma non dovessimo accendere il prestito dovremo cominciare a pagare di più sia in conto interessi che in conto capitali, in cambio di niente. Se poi cambiamo idea e prendiamo in prestito i 36 miliardi, avremo anche la Troika in casa, sempre in cambio di niente. Consiglio al PdC di non accettare il boomerang “linea Sanità”.

*Economista & Prof New York University Shanghai

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