L’articolo del Corriere della Sera, di Danilo Taino, ripete i temi da me già trattati in passato: l’Unione Europea comincia a svegliarsi dal torpore e comprende che la Cina ha un modello di sviluppo economico con cui la UE non può competere. È a questo punto allora, che gli ambascitori di tutti i paesi (tranne ovviemente l’Ungheria), firmano un documento di “protesta” contro l’iniziativa della “Nuova Via della Seta” e cercano di fermare l’avanzare della Cina e limitarne gli investimenti in Europa.
Due punti importanti non vengono però trattati nell’articolo, di seguito:
1) non tutti gli investimenti sono uguali: ci sono acquisizioni di aziende già esistenti ed investimenti in greenfield. La UE, invece, non differenzia i due e vorrebbe limitare entrambe le tipologie. Cosa sbagliatissima. Sono solo gli investimenti in aziende già esistenti che vanno ben monitorati, così come canto al vento da anni, venendo tuttavia accusato dai cosiddetti liberisti, di fare il protezionista. Gli investimenti greenfield, invece, non solo non vanno limitati, ma vanno addirittura incentivati, andrebbe anzi steso steso il tapetto rosso a questi ultimi, perchè il greenfield porta nuovo capitale, nuovi posti di lavoro con conseguenti ricadute positive sul territorio;
2) l’urgenza con cui i 27 rappresentanti (Ungheria esclusa) della UE hanno alzato la voce, non è dovuto ad un’improvvisa presa di coscienza da parte di Brussel, con una sostanziale presa a cuore delle sorti dei cittadini della UE, bensi è stata una scelta dettata dalla Germania, oggetto di acquisizioni, da parte di aziende cinesi (come Kuka in primis), percepite come predatorie. Forse la Germania si è accorta che, tutto questo liberismo commerciale non porta importanti vantaggi. Ed allora, come spesso, la UE (cioè la Germania), fa la voce un po’ grossa.
Infine, una sensazione, che si evince analizzando i numeri degli investimenti cinesi in Europa. L’Italia ha ricevuto dalla Cina un totale di circa USD 33mld, di cui solo 1mld in greenfield. Adesso che ci stiamo battendo, affinché la Cina cominci ad investire veramente in Italia, con le condizioni di cui sopra – capitale e posti di lavoro – cosa fa l’Europa (cioè la Germania), dice: “No a tutte le operazioni di investimenti, anche quelle greenfield?” Strano no? Proprio durante un periodo in cui si sta formando un nuovo governo. Monti bis?