di Michele Geraci* (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – Milano, 15 giu – Dopo mesi di saga sul MES, non tutti i nostri rappresentanti al Governo e dei partiti politici che si occupano del tema, sembrano comprendere bene come si valutano le obbligazioni. Frasi come ‘il MES ci fa risparmiare perché il tasso d’interessi e’ minore dei BTP’ evidenziano una scarsa educazione finanziaria. Frasi come ‘il MES va fatto senza se e senza ma’ evidenziano uno scarso interesse verso le analisi e desiderio di comprendere. Come professore di Fixed Income Market (Mercati Obbligazionari) alla New York University di Shanghai, cerco di portare il dibattito sulla giusta strada.
Quando si emette un nuovo tipo di obbligazioni, per stimarne il giusto rendimento, si cercano sul mercato obbligazioni che abbiano caratteristiche simili basandosi sul principio di non arbitraggio: obbligazioni con rischio simile devono avere rendimento simile. Esistono tante variabili che influenzano il rischio, ma le principali sono 1) chi e’ l’emittente 2) la scadenza 3) la seniority 4) la cedola. Lasciamo da parte la cedola che, con questo livello di tassi, ha poca influenza, e focalizziamoci quindi sulle rimanenti tre. Chi sostiene ‘usiamo il Mes perché costa meno del BTP’, correttamente fa il confronto tra due possibili tipologie di debito emesse dalla stessa entità (lo Stato italiano) e della stessa scadenza (implicitamente, 10 anni). Ma sbaglia, e di tanto, ignorando la terza variabile, la seniority.
E’ evidente che obbligazioni privilegiate abbiano rendimento minore. La comprensione del rischio non e’ cosa facile e si può fare da due punti di vista, lato emittente o lato creditore. Dal lato dell’emittente, se si chiede un mutuo e ci presentano due proposte, 5% senza ipoteca o 4% con ipoteca, non credo si dirà prendiamo il 4% senza se e senza ma. Ma per il nostro cervello e’ un po’ complicato calcolare bene il valore (per la banca) ed il costo (per noi) di questo sconto, non riusciamo a concretizzare questo concetto di rischio perché ci mancano i termini di paragone. Più intuitivo allora usare il lato del creditore, e tornando al MES chiediamoci: quando il creditore ci presta 36 miliardi, 10 anni, privilegiato, che rischio incorre? Quale rendimento hanno altre obbligazioni sul mercato con scadenza simile e simile rischio di default? A me sembra ovvio che il rischio di default sia pressoché nullo proprio per la natura privilegiata dei 36 che saltano in testa ai 2.000 mld di debito pubblico che, invece, passano a subordinati. I primi soldi che lo Stato deve dare ai creditori sono al MES, non ai detentori degli altri 2.000. Praticamente risk-free.
Quindi, il giusto prezzo di un prestito MES deve essere pressoché quello del Bund Tedesco, più un qualcosina. Il Bund tratta a -0.45%, aggiungiamo + 20bps per far contenti i falchi, ed arriviamo a -0.25, che rappresenta il giusto ritorno per i creditori (il MES) e, al contrario, giusto costo per l’emittente (noi). Tornando all’arbitraggio, chi ha ancora dubbi si chieda: ‘ma un trade Long MES/Short Bund e’ attraente?’. Tuttavia ci vogliono vendere il MES a +0.2%, con in più condizioni, light o no che siano. Chi alza la mano per dire ancora: ‘Si al MES senza se e senza ma?’ *
Docente di Finanza ed Economia Internazionale Ex Sottosegretario Ministero dello sviluppo economico “Il contenuto delle notizie e delle informazioni trasmesse con il titolo “Parola al mercato” non possono in alcun caso essere considerate una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento ne’ raccomandazioni personalizzate a qualsiasi forma di finanziamento. Le analisi contenute nelle notizie trasmesse nella specifica rubrica sono elaborate dalla società a cui appartiene il soggetto espressamente indicato come autore. L’agenzia di stampa Il Sole 24 Ore Radiocor declina ogni responsabilita’ in ordine alla veridicita’, accuratezza e completezza di tali analisi e invita quindi gli utenti a prendere atto con attenzione e la dovuta diligenza di quanto