Gli investimenti cinesi verso l’estero sono crollati dell’84% durante il mese di gennaio 2017, rispetto al gennaio del 2016, mentre durante tutto il 2016, gli investimenti di natura non-finanziaria sono cresciuti del 44%, raggiungendo la quota record di 170 miliardi di dollari.
La domanda chiave e’: “Quale sarà l’impatto delle recenti misure riguardanti i flussi di capitali sulle attività di acquisizioni cinesi all’estero, ed in Europa, in particolare?”. Il direttore della SAFE, ritiene che la Cina non stia adottando misure mirate a limitare i flussi di capitali in uscita e che il calo degli investimenti cinesi all’estero e’ un fenomeno naturale, dovuto all’incremento eccessivo verificatosi nel 2016. Quindi, i valori del gennaio 2017, in calo, ed il possibile calo per tutto il 2017, rappresentato soltanto un ritorno alla normalità. Da un lato, Mr Pan mi trova d’accordo sul fatto che il 2016 possa essere stato un anno anomalo, d’altro canto non si può completamente ignorare le recenti misure adottate dal governo cinese che tendono a rendere il trasferimento di capitali all’estero un po più complicato di quanto fosse in passato.
Di seguito un paio delle nuove misure adottate dal governo cinese che potrebbero avere un impatto sulle attività di acquisizione verso l’estero:
- Acquisizioni per valori superiori al miliardo di dollari vanno approvate dalla NDRC
Dal maggio 2014, tutte le attività di acquisizioni e fusioni verso l’estero con valori superiori al miliardo di dollari (1 miliardo USD) devono essere approvate dalla NDRC (La Commissione Nazionale per lo Sviluppo) e la Ricerca . La nuova regolamentazione si trova su questo link (in Cinese).
- Transazioni superiori ai 100.000 dollari vanno poste sotto scrutinio.
Tutte le transazioni per valori superiori a 100,000 dollari vanno riportate dall’istituzione finanziarie che le esegue. Questa regola e’ in vigore dalla fine del 2016 e si applica a tutte le transazioni. La nuova regolamentazione si trova su questo link (in Cinese).
Tuttavia, Mr Pan della SAFE in questa intervista rilasciata al China Business Newtork, sostiene che la Cina non farà marcia indietro sulla questione dell’apertura dei conto capitale e che queste misure mirano soltanto ad evitare i flussi di capitale illegali e che non avranno nessun impatto sulle transazioni di affari vere e proprie. Nel 2016 circa mille miliardi di RMB di flussi di capitali verso l’estero risultano sospette, e comprendono investimenti fraudolenti, rimesse false, acquisti illegali di valute straniere, aggregazione di quote, trasferimento di assets all’estero attraverso transazioni fittizie, ed altro. Quindi, Mr Pan ha voluto chiarire che le nuove misure introdotte sono rivolte ad eliminare tali tipi di transazioni illegali, ma non si può’ parlare di controllo di capitali.
Ha anche paragonato il flusso di capitali dalla Cina con quello che avveniva dal Giappone agli Stati Uniti durante gli anni ottanta, cosa che ha contribuito alla crisi Giapponese, anche per evidenziare che la Cina, invece, dovrebbe essere più cauta quando si tratta di investimenti all’estero. Mr Pan parla di due fasi separate di investimenti cinesi all’estero tra il 2014 ed il 2016. Durante la prima fase, tra la metà del 2014 ed il primo trimestre del 2016, il conto corrente era in surplus, ma il conto capitali in deficit. Ciò andrebbe attribuito alla forza del dollaro e ai bassi tassi d’interesse del RMB, con le grandi aziende cinesi impegnate a ripagare le loro passività. La seconda fase è iniziata nel 2016, al termine del processo di riduzione della leva finanziaria, e quando il conto capitale ha ripreso a normalizzarsi.
Tornando ai fatti, nella tabella di sotto, riportiamo i dati sulle attività di M&A Cinesi verso l’Europa, durante il periodo 2002-2016 (dati aggiornati al terzo trimestre 2016): Svizzera (CH), Germania (DE), Spagna (ES), Francia (FR), UK (GB), Italia (IT) e Olanda (NL). I dati corrispondono al valore totale delle transazioni annunciate, non necessariamente completate, e quindi e’ possibile che tali dati si discostano da altre tavole prodotte da altri studi. Al di la’ di questa precisazione, il messaggio e’ chiaro:
- Prima del 2006, la Cina non comprava nulla in Europa
- Gli investimenti Cinesi in Italia erano quasi irrilevanti fino al 2013.
- La Svizzera domina questa classifica, grazie all’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina (46 miliardi)
- L’anno boom in Italia, 2015, e’ dovuto all’acquisizione di Pirelli sempre da parte di ChemChina
- Il Regno Unito e’ sempre stato oggetto di investimenti costanti, con anno boom nel 2008 (Rio Tinto)
- La Germania, forse sorprendemente, appare ‘debole’ paragonata ad altri paesi europei. Probabilmente, la Germania beneficia già abbastanza dal bilancio commerciale positivo che ha con la Cina (20 miliardi, l’unico tra i grandi paesi della EU!).
- Per tutti i paesi, il valore degli investimenti sono, naturalmente, al di sotto dei valori tipici osservati per scambi commerciali. Nonostante ciò, il mio suggerimento è di cercare sempre di avere una visione d’insieme che comprenda il conto corrente (bilancio commerciale) e conto capitale (investimenti) per ottenere un quadro completo della forza relativa di un paese vis-a-vis la Cina
Di sotto, i link all’intervista originale rilasciata da Mr Pan della SAFE.
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