Tra le varie conferenze stampa giornaliere durante il congresso del partito comunista cinese, quella della commissione allo sviluppo e riforme (NDRC) è senza dubbio stata una delle più seguite. Durante il weekend, sono stato ospite della CCTV, la tv nazionale cinese, per commentare in diretta il rapporto del presidente della commissione He Lifeng.
Il mio intervento si è focalizzato sui benefici della globalizzazione che io ho così riassunto: “Nel lungo termine, è probabile che entrambi i paesi coinvolti possano beneficiare dell’apertura del commercio e di investimenti reciproci, ma nel breve termine sembra più un gioco a somma zero con dei vincitori e dei perdenti”. Se il mio punto di vista fosse corretto, è chiaro che ogni governante debba prima curarsi degli interessi del proprio paese, così come fa a Trump, così come fa Macron e così come fa il governo cinese ed è giusto che sia così.
Nel caso specifico della Cina – un’economia tra le maggiori al mondo, ma composta da una popolazione che è tra le più povere al mondo – grande contraddizione – il dovere di proteggere le industrie cinesi che pian piano diventano multinazionali è ancora più sentito e quindi le azioni del governo cinese si concentrano più sul protezionismo che sull’apertura dei mercati, in modo un po’ opposto a quello che dice la teoria, ma che condivido.
Infine, ho ribadito ancora una volta – ma stavolta in diretta nazionale – come l’effetto di varie politiche industriali cinesi porterà a uno sviluppo dell’industria manifatturiera cinese che spazzerà via quella europea (o gran parte di quella europea), quello che io ho definito lo tsunami del China Manufacturing 2025.