Ne abbiamo parlato ad Al-Jazeera insieme ad altri ospiti. All’ordine del giorno protezionismo o mercati liberi?
Di sotto, i punti fondamentali del dialogo in TV.
Ai mercati, Trump piace. Badano alla sostanza, non alla forma.
Nonostante la copertura mediatica sull’operato di Trump tenda ad essere negativa, a Davos molti investitori stranieri hanno invece mostrato grande interesse verso l’America e sono pronti ad investire, attratti anche dalla riduzione delle tasse promossa da Trump. Durante una cena che Trump ha avuto con investitori stranieri, le cifre che giravano al tavolo erano nell’ordine di miliardi di dollari per ciascun investitore. Anche la Apple ha annunciato un grosso investimento di capitale in America. Chissà se da noi, la Flat Tax proposta da alcuni partiti potrà avere lo stesso effetto, se combinata a tantissime altre riforme, naturalmente.
America First, no America Alone.
Il presidente è come un CEO: deve pensare ai suoi cittadini
Trump non ha mai sostenuto l’isolamento commerciale con il resto del mondo. Trump ha detto che darà priorità al benessere degli americani, come è giusto che sia, ma che collaborerà con tutti gli altri paesi del mondo, a condizione che le condizioni commerciali siano eque e reciproche. Il chiaro riferimento è alla Cina, che non applica queste condizioni. E da quì il 30% di dazi imposti la scorsa settimana. Ho fatto il paragone tra il CEO di un’azienda ed il presidente di un paese: così come il CEO ha un obbligo verso i propri azionisti di aumentare il valore delle azioni, il governo di un paese ha il dovere di aumentare il benessere dei propri cittadini.
Proteggere alcuni settori non significa essere protezionisti
Trump non è un protezionista. Trump cerca di proteggere alcuni settori dell’economia americana e per un periodo limitato nel tempo. Il Presidente americano in carica non ha mai annunciato di volere azzerare il commercio con altri paesi, piuttosto di regolarlo, di controllarne il flusso, affinché il sistema non prenda il sopravvento a scapito della popolazione americana. L’obiezione principale a questa logica che molti liberisti fanno è che, l’imposizione di dazi non solo non aiuta, ma addirittura danneggia quel settore dell’economia che Trump vuole proteggere. In pratica, sostengono che l’imposizione di dazi è contro-produttiva.
Protezionismo o liberalismo: i liberalisti sono, in realtà più estremisti
Durante il mio intervento ho anche sottolineato come sia diverso l’approccio di chi sostiene il liberalismo nel commercio internazionale e chi invece è a favore del protezionismo. La differenza fondamentale è che i liberalisti sostengono il libero mercato a tutti i costi, un pò come un mantra che funziona sempre e dovunque. Coloro che sono liberalista tendono ad esserlo al 100%. I protezionisti, invece, non sostengono il protezionismo al 100%, nessuno dice che bisogna azzerare il commercio con altri paesi e tornare all’autarchia. I protezionisti, invece, vogliono semplicemente adottare delle misure, qua e là, volte a proteggere alcuni settori industriali particolarmente fragili. Quindi è un protezionismo parziale, non ideologico come invece è il liberalismo, rivolto solo ad alcuni settori e, importante, limitato nel tempo. Nessun dazio viene imposto con l’idea che sia perpetuo, sono solo misure temporanee. Anche gli ultimi dazi su lavatrici e pannelli solari imposti da Trump andranno ad azzerarsi in 5 anni, ma questo i media non lo riportano.
prof Geraci. Il suo commento sulle riforme di Trump ha il solito limite: chi paga e chi guadagna? Chi guadagna lo sappiamo, sappiamo anche che ci sara’ un minor introito nelle casse dello Stato Usa, che contemporaneamente Trump ha promesso investimenti infrastrutturali per miliardi di dollari ed ha abolito la riforma sanitaria di Obama. Il debito pubblico Usa aumentera’ e cio’ creera’ inflazione danneggiando i gia’ magri stipendi degli ultimi. Sappiamo0 dunque anche chi paga. Secondo lei, puo’ stare bene alla maggioranza degli americani?! Aggiungo che un docente queste cose dovrebbe divulgarle.