Ieri su RaiNews24, ho re-iterato il concetto che Trump fa bene a flirtare con il protezionismo.
Tuttavia, Trump non è un protezionista, piuttosto mira a proteggere alcuni settori industriali e solo per un periodo limitato nel tempo. I veri protezionisti hanno come obiettivo l’autarchia, la chiusura del commercio. Non mi sembra sia questo l’obbiettivo di Trump, ne di nessuno. Chi accusa Trump di protezionismo, credo lo fa soltanto per interessi mediatici. Trump sta semplicemente cercando di mandare un segnale alla Cina, imponendo dei dazi su alcuni prodotti, dazi che verranno comunque azzerati in 5 anni. Questo approccio è molto lontano dal protezionismo vero e proprio.
E per quanto riguarda l’Italia? Ci sono due assi su cui giocare:
– Conto partite correnti (commercio)
– Conto capitale (investimenti)
Sul commercio, credo che si debba rivedere la nostra politica commerciale nei confronti di paesi ex-UE, in modo serio e propositivo. Ieri Calenda rispondeva a Salvini dicendo “ma la politica commerciale si fa a Bruxelles, noi come paese non possiamo far nulla”. Vera la prima parte della frase, ma non la seconda. L’Italia può e deve invece andare a Bruxelles a far sentire i propri interessi e negoziare con gli altri 27 paesi politiche commerciali che siano a nostro vantaggio, specialmente nei confronti della Cina.
Sugli investimenti, è ormai da mesi che invito i nostri ad attuare un piano che monitorizzi gli investimenti stranieri in Italia affinché ci si protegga da acquisizioni predatorie che portino via le nostre competenze, senza portare valore al nostro territorio. Ben vengano, invece, le acquisizioni che soddisfano tre condizioni
1) creazioni di posti di lavoro sul territorio italiano;
2) nuovo capitale in azienda da investire in programmi di aumento della produzione;
3) apertura del mercato da dove origina l’acquirente, Cina per esempio, ai prodotti della nostra azienda oggetto dell’acquisizione.
Ne ho parlato nei due videocast Piano Geraci 1, Piano Geraci 2.