Nei programmi 5S+PD manca un riferimento alle politiche sul commercio estero e sugli investimenti, temi a me cari. Credo che il motivo di tale omissione sia la completa divergenza di vedute tra 5S e PD, cosa gravissima tanto più che l’export rappresenta un terzo del Pil del paese ed è l’unica componente del Pil che cresce. Credo che la mancanza di chiarezza su questo tema sia deleteria per il futuro della nostra economia: la protezione e la promozione del nostro Made in Italy non può essere affidata ad un accordo tattico tra due partiti politici con filosofie fondamentalmente diverse e richiede invece una strategia chiara, che protegga il nostro know-how, le nostre imprese e la classe media dalla concorrenza di altri paesi e non che si accasci passivamente alle teorie del liberismo sfrenato, teorie da cui prendono le distanze gli stessi premi Nobel che un tempo ne erano i più grandi proponenti. Allineata è stata invece la posizione di Lega e 5S, come confermata dalle azioni da noi, e da me prese, in questi mesi.
In sintesi, le due posizioni inconciliabili sono:
- Il PD abbraccia una filosofia di liberismo commerciale estremo, con una propulsione alla celere approvazione dei trattati di libero scambio con più paesi, basato sulla filosofia che il commercio porta vantaggi all’economia, senza curarsi troppo degli effetti re-distributivi del reddito che lasciano dietro le fasce più deboli. Anche i più forti proponenti della globalizzazione, come Krugman e Stiglitz, chiariscono che tale processo crea perdenti, non in senso relativo (il benessere cresce meno di altri), ma assoluto (sono più poveri oggi di ieri). Direi, il PD, ufficialmente di sinistra, ha un approccio pro-mercato, Reaganiano.
- Lega e 5S sono invece per un approccio votato alla protezione delle nostre fasce deboli e, quindi, guardiamo con cautela ad accordi di libero scambio che possano danneggiare proprio i settori più a rischio: agricoltura e Pmi. Due settori che sono fragili, più vulnerabili alla concorrenza internazionale e alla globalizzazione che, come in un processo Darwiniano, premia i più forti, ma lascia indietro i più deboli, quelli che si adattano meno, proprio il settore agricolo (la terra non si può trasferire altrove) e le Pmi (che non hanno scala sufficiente per competere nei grandi mercati). So benissimo che l’Italia è un paese esportatore e che beneficia dal commercio e lo ha fatto fino ad oggi anche senza FTA, ed è per questo che stiamo attenti ai due lati dell’equazione. Direi, 5S e Lega (cosiddetta di destra), abbiamo un approccio più attento al sociale.
Nella pratica questa divergenza si concretizza in modo forte e chiaro nelle azioni portate avanti in questi mesi, di cui riporto un paio di esempi:
- Il Ceta attende l’approvazione del nostro parlamento prima di poter essere definitivamente ratificato dall’Unione Europea, una nostra non-ratifica lo blocca al livello di EU. È chiaro che noi della Lega e il 5S non abbiamo nessuna fretta di farlo (le dichiarazioni mie, del Min. Salvini e del Min. Di Maio parlano chiaro). Quindi Lega e 5S contro Ceta, il PD a favore.
- Vietnam: l’Italia si è astenuta durante il voto di ratifica del trattato di libero scambio con il Vietnam proprio per segnalare la necessità di fare la massima attenzione alle importazioni di riso dal Vietnam. Il verbo è che l’accordo prevede delle quote massime a dazi zero pari a circa 80milioni di tonnellate, ma meno noto è l’abbattimento totale di dazi per quantità illimitate di una tipologia di riso, broken rice, che si presume di bassa qualità e non in concorrenza con la nostra produzione. Questa è una visione molto semplicistica che nasconde tanti rischi per i nostri produttori, così come è stato per il riso dalla Cambogia. L’Italia produce la metà del riso dell’Unione Europea, e quindi è un problema più nostro che degli altri 27. Lega e 5S hanno votato per l’astensione, il PD avrebbe votato a favore.
- Investment Screening. Lega e 5S hanno votato contro il meccanismo di screening di acquisizioni proposto dall’Unione Europea, cosa che invece il PD appoggiava. I motivi del nostro mancato appoggio sono vari: 1) riteniamo che gli investimenti stranieri IDE non siano competenza UE, ma dei singoli stati membri; 2) L’Italia è tra i paesi UE quella meglio dotata di un meccanismo di Golden Power molto più restrittivo rispetto alla proposta UE, che stiamo addirittura rafforzando ulteriormente; 3) nel merito, il meccanismo di screening non è né un meccanismo né uno screening ma un semplice invito volontario allo scambio di informazioni qualora ci fosse allerta su possibili acquisizioni predatorie. Avremmo voluto, semmai, un vero e proprio manuale, specialmente utile per i paesi privi di Golden Power, da usare a difesa degli interessi nazionali ed Europei. Lega e 5S contro proposta EU, PD a favore.