Quasi la metà delle società americane presenti nella Fortune 500 sono state fondate da migranti o dai loro figli: un grande esempio dei vantaggi ottenuti attraverso la migrazione controllata e decisa a tavolino – adottata per lo più da America e Cina, le più grandi economie del mondo.
In altre parole, questi dati confermano quanto la migrazione legale e vigilata possa essere una grande risorsa per il paese ospitante e quanto, invece, l’immigrazione incontrollata non lo sia.
La tabella qui di seguito riporta il numero di compagnie comprese nella lista Fortune 500 fondate da migranti o discendenti, divise per settori (riconoscibili in azzurro chiaro). Tecnologia e Commercio tengono banco con 82 aziende totali.
Negli ambienti economici, esiste un certo consenso nell’affermare che i migranti portino dei benefici economici al paese ospitante, in quanto contribuiscono ad aumentare la diversità, favorendo quindi innovazione e progresso.
In un mio precedente articolo, ho trattato l’argomento da un punto di vista strettamente economico, arrivando alla conclusione che i migranti, di qualsiasi nazionalità, portino benefici economici al paese ospitante solo se il reddito da essi prodotto è superiore alla media nazionale, o che almeno tenda verso questa media in un periodo di tempo ragionevole.
Il grande contributo economico e sociale che i migranti hanno apportato agli Stati Uniti è dovuto al fatto che, così come la Cina, lo stato controlla chi, come e quando possa o meno entrare nel territorio. Gli Stati Uniti nel 1952 hanno adottato l’Immigration Act che nel dopo guerra ha regolato i flussi migratori.
Le principali caratteristiche di questa legge (anche nota come McCarran-Walter Act) sono state:
- eliminazione delle discriminazioni basate su razza, ma imposizione di quote differenziata in base ai paesi di origine (dalla Cina 105 mila, dal Giappone 185 mila, dall’Europa l’85% del totale, e così via);
- divieto di accesso a chi avesse precedenti penali e condotte immorali;
- l’accesso in America era consentito a chi accettava di assimilarsi nel tessuto economico, sociale e politico del paese. In pratica, l’America stipulava un patto con i migranti affinché questi, pur portando le loro diverse culture e religioni, si adeguassero alle regole sociali del paese ospitante.
Nel corso degli anni, si sono susseguite varie modifiche che, a seconda delle necessità, hanno allargato o meno le maglie. L’adozione di alcune politiche é stata oggetto di controversie, non ultima il travel ban di Trump; resta inteso che qualsiasi intervento adottato sia stato deciso monitorando costantemente i flussi migratori, i numeri e le necessità economiche del paese, senza mai lasciare nulla al caso.
Basta immigrazione! Ne legale ne illegale ce ne sono troppI!
Syl… non so che età tu abbia, ma vorrei sottolineare che in Italia oggi ci sono 22 milioni di lavoratori e 18 milioni di pensionati. Con l’invecchiamento della popolazione e il tasso di natalità quasi a zero, come saremo messi fra, che so, vent’anni? A pari? 20 e 20? Cioè che ogni lavoratore pagherà una pensione con metà del suo stipendio? La cosa chiaramente non sta in piedi… Ben venga invece, come dice Geraci, l’immigrazione legale se porta ricchezza, innovazione e futuro!
[…] legale ha funzionato altrove. L’immigrazione è stata uno dei cardini del successo economico di Stati Uniti e Cina dove, in entrambi i casi, nulla è stato lasciato al caso. Gli USA hanno scelto a tavolino chi e […]
[…] was controlled and managed. Immigration was one of the cornerstones of the economic success of the United States and China where, in both cases, nothing was left to chance. The US has always managed and chosen who and when […]