The Economist afferma che l’Italia ha bisogno di migranti. La mia risposta

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La rivista The Economist ha appenda pubblicato un articolo sul tema degli emigranti in Europa Why Europe Needs more migrants? – Perché l’Europa ha bisogno di più emigranti?

Ad una domanda così importante, ci si aspetterebbe una risposta altrettanto profonda, ed invece l’articolo perde di logica e confonde cause ed effetti in una circolarità non degna del nome della rivista. The Economist conclude con: L’Europa ha bisogno di emigranti altrimenti la popolazione decresce…specialmente l’Italia… 

A mio avviso, invece, vanno fatte ulteriori considerazioni che elenco qui di seguito.

1) Incentivi per le nascite possono arginare questo trend. La popolazione in Italia è si, in una traiettoria di decrescita, ma molto si potrebbe fare per invertire questa tendenza. Lo sviluppo di politiche di incentivazione per le nascite ed una maggiore fiducia nel futuro sicuramente potrebbero dare una spinta positiva. Non è facile, ma ci si può provare.

2) Quello che conta è il Pil pro capite, non il Pil aggregato del paese. Anche una riduzione della popolazione, potrebbe non essere un male per l’economia di un paese ed il benessere dei cittadini. Se da un lato un aumento della cittadinanza porta ad un incremento generale del Pil; non sempre ciò corrisponde ad un miglioramento del Pil pro-capite, che è la vera misura del benessere del cittadino medio. E’ importante quindi che la crescita demografica sia un crescita di qualità, non di quantità.

3) Il controllo dell’immigrazione legale ha funzionato altrove. L’immigrazione è stata uno dei cardini del successo economico di Stati Uniti e Cina  dove, in entrambi i casi, nulla è stato lasciato al caso. Gli USA hanno scelto a tavolino chi e quando far entrare nel proprio territorio e molti sono stati i casi di europei rimbalzati ad Ellis Island e rimpatriati. The Economist non parla delle skills che tali migranti dovrebbero avere, cosa fondamentale per la gestione dell’offerta della forza lavoro di un paese.

4) Utilizzare i migranti per pagarci le pensioni mi sembra una forma di razzismo. C’è chi sostiene che, al di là del Pil e Pil/pro-capite, i migranti siano utili perché possono contribuire a finanziare il sistema pensionistico del paese ospitante. Un tale ragionamento si basa sulla vaga speranza che prima di raggiungere l’età pensionabile, questa forza lavoro rientri nel paese d’origine, contribuendo quindi ad incrementare i fondi senza poi trarne vantaggio al momento del bisogno. Questa credo sia stata l’argomentazione di Boeri che, detto in parole povere si traduce con un: così li freghiamo. Ora, senza entrare in un dibattito sulla moralità o meno di questo approccio, a me sembra una forma di neo-colonialismo in casa che offende i diritti e la dignità dei migranti stessi.

5)   Qual è la priorità ultima? Crescita economica o stabilità sociale? E come bilanciare queste due forze? Tralasciando tutte le obbiezioni precedenti e supponendo che, in mancanza di migranti la popolazione italiana andasse a diminuire ulteriormente, quale sarebbe la logica di causalità più favorevole?

  • La popolazione decresce, quindi dobbiamo aumentare il numero di migranti per tenere il totale stabile
  • La popolazione decresce, quindi dobbiamo monitorare ancor di più il flusso migratorio, affinché il tessuto socio-culturale del paese non venga troppo repentinamente alterato da un mix di etnie a cui non si è abituati.

Concludo con una raccomandazione: finché non si hanno risposte chiare a questi e tanti altri quesiti, la prudenza è d’obbligo. Si tratta di processi globali ai quali bisogna rispondere in modo oculato, una volta aperta una porta fare marcia indietro diventa difficile.

Anche in questo caso, la Cina ci indica una strada percorribile: Tempistica e profondità delle riforme vanno pensate accuratamente. 

 

 

 

 

 

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