Cambiamenti climatici e Mediterraneo.
Continuiamo sul tema della possibile, graduale perdita di centralità dell’Europa e dell’Italia nello scacchiere geopolitico internazionale e di come il prossimo quinquennio 2018-23 sarà di grande importanza strategica per il nostro paese. Oggi mi focalizzo su un tema di lungo termine, ma non per questo meno importante.
Come i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura porteranno allo scioglimento dei ghiacci ed alla conseguente apertura delle rotte marittime lungo l’Artico. La rotta Asia-Europa avrà così un’alternativa al canale di Suez/Mediterraneo che perderà parte del proprio vantaggio strategico geografico.
In quasi tutti i report pubblicati sulla Nuova Via della Seta – One Belt One Road – le rotte vengono sempre tracciate lungo il tragitto tradizionale: via terra da Xi’an, e via mare lungo l’Oceano Indiano. Quello che, astutamente, viene mostrato poco è la Nuova Via della seta.
- Quando saranno praticabili le rotte Artiche?
- Di quanto più ridotta è la distanza lungo l’Artico?
- Oltre al mare, cosa c’è nell’Artico?
Per rispondere a queste tre domande, farò riferimento ad un articolo pubblicato da Bloomberg, e da uno studio approfondito pubblicato dall’Artic Institute della Copenaghen Business School, dove ho la fortuna di lavorare durante l’estate. In Danimarca, se ne intendono anche perché la più grande compagnia porta container del mondo, Maersk, è danese. La cinese Cosco è quarta.
Quando? 2040/2045. Lo scioglimento dei ghiacci è un processo continuo ed annualmente si aprono nuove rotte ed il numero di giorni di navigabilità aumenta. Le mappe di seguito si riferiscono a quali saranno le rotte percorribili da container tradizionali (in blu) e da container rompi-ghiaccio (in rosso). Le rotte più rette sono quelle più brevi, ma anche quelle che avranno bisogno di maggior tempo, prima di essere libere dai ghiacci. Tuttavia, alcune delle rotte blu, in zone più meridionali dell’Artico, sono navigabili già da oggi, ma un numero maggiore lo sarà nel 2045.
2) Di quanto si abbrevia la distanza? Del 25%. Il vantaggio delle rotte artiche tra Asia ed Europa dipende dalla latitudine del porto asiatico, assumendo fisso il punto di arrivo in Europa. Naturalmente, più a nord si trova il porto asiatico e maggiore sarà il risparmio. La tratta Tokyo-Europa via Artico sarà di circa il 40% più breve di quella via Oceano Indiano e poi Suez-Mediterraneo. Man mano che si scende, il risparmio diminuisce. Partendo da Shanghai, l’Artico farà risparmiare il 27%. Per pura coincidenza, il punto di equi-lunghezza tra rotta artica e rotta Suez si trova in Vietnam, il che comporta che tutti i porti cinesi saranno compresi in quell’area che dovrebbe favorire la rotta Artica, mentre le navi che partono da Singapore, invece, non avranno vantaggio ad imbattersi tra i ghiacciai. In altre parole, tempo permettendo, tutti i container che partono dalla Cina – Hong Kong compreso – per l’Europa centrale potrebbero trovare più conveniente la rotta Artica ed abbandonare il Mediterraneo. Esagero un pò, lo so. Ci sono tante altre considerazioni che terranno in vita la rotta Suez, in primis la sempre più forte presenza cinese in Africa, destinazione per la quale, la rotta via Oceano Indiano sarà comunque preferibile.
3) Cosa c’è lungo la rotta Artica? Porti intermedi e risorse naturali. Oltra alla distanza tra A e B, i container preferiranno scegliere una o l’altra rotta anche in funzione del tipo di attività economiche che si svolgono lungo la stessa via. Si può pensare a porti intermedi– cosa che continuerebbe a favorire la rotta Indiana anche a fronte di una distanza complessiva più lunga – o alla presenza di risorse naturali, cosa che invece potrebbe – dico potrebbe – favorire la via artica. Sappiamo dei giacimenti di Nickel a Norilsk, per fare un esempio classico. Il porto di Murmansk, in Russia, è già nell’occhio della Nuova Silk Road.
Conclusioni:
Ci sono sfide che l’Europa e l’Italia dovranno affrontare, che sono molto più a breve termine di quanto lo sia la parziale sostituzione dell’Artico al Mediterraneo. Ciò posto, 25 anni non sono nemmeno tanti. In quest’ottica a breve termine, il mio suggerimento è quello di affrettare eventuali accordi con la Cina nel Mediterraneo, in modo da poter massimizzare il valore dei nostri assets, prima che l’Artico da Nord e l’Africa da Sud ci releghino al ruolo di stuck in the middle, senza ovviamente svendere al primo arrivato. Accordi che siano nell’interesse reciproco dell’Italia e della Cina e che creino condizioni per una ricaduta economica positiva nel territorio.
Vale la regola del 25-25: tra 25 anni l’Artico farà risparmiare il 25%.
Analisi molto interessante, Michele. Il problema è che con tutti questi interessi la zona si surriscalderà.. e non in termini di temperatura, ma politici!
[…] (discussione già affrontata), dovremmo aggiornare le nostre mappe e non guardare più alla via della seta come quella che la […]