UE-Asean. Il libero mercato delle merci

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Un confronto tra le modalità operative dell’Unione Europea e quelle dei Paesi Asean.

È possibile che esistano modalità di cooperazione tra i vari paesi dell’Unione Europea diverse e, forse, migliori, da quelle in forza oggi? La risposta a questo quesito è un ovvio “Si certo”.

Ovvio, perché l’alternativa: “No, quello esistente oggi rappresenta l’optimum” – tradirebbe un eccesso di confidenza e scarsa volontà di riesaminare e, dove necessario, migliorare il modello. Tuttavia, non è raro che vari funzionari di Bruxelles, confrontati con questo quesito vi risponderanno con un secco “TINA” – There is no alternative. Noi studiosi, invece, ci poniamo il quesito quotidianamente per cercare di capire i punti da sistemare perché, talvolta, un passo indietro o semplicemente fermarsi a riflettere è, in realtà, un passo avanti. Ma a Bruxelles, il credo è Ever closer integration, senza che mai nessuno mi abbia spiegato il perché – anzi, mi correggo: ad una cena, un rappresentante della Commissione Europea, dopo un’accesa discussione sui benefici economici dell’Euro, del mercato Unico e gli effetti re-distributivi sui redditi, sull’aumento della povertà, il calo del tenore di vita, mi ha bloccato con un perentorio “Michele, non hai capito: il benessere economico dei cittadini dovrà inginocchiarsi all’obbiettivo politico che è quello di uno Stato Europeo. Se la gente sarà più povera, cosi sia”.

Con questa premessa, voglio oggi parlare del libero mercato delle merci, uno dei quattro pilastri dell’Unione Europea, insieme al libero movimento di servizi, di capitale e di cittadini. In particolare, faccio un confronto tra le modalità operative della Unione Europea con quelle dei paesi Asean, le dieci nazioni del Sud-Est asiatico che hanno, anche loro, messo su un’area economica di libero scambio: Asean Economic Community– AEC – ma con delle differenze fondamentali.
In sintesi, l’Unione Europea ha adottato un modello di custom union con dazio unico e libera circolazione di merci all’interno. La UE impone dazi ai confini dell’Unione stessa per le merci importate da paesi terzi che debbano essere ricevute da tutti i paesi membri. Mentre, le merci prodotte all’interno dell’Unione, possono essere esportate in altri paesi dell’Unione, senza dazi.

Asean invece ha adottato una modello di zona di libero scambio con la regola di origine e lascia ogni paese libero di imporre i dazi che desidera per prodotti importati da paesi terzi, non facenti parte della AEC – sempre nel rispetto delle regole del WTO. Tali merci però, se riesportate in altri paesi della AEC, saranno soggetti a dazi. Soltanto le merci prodotte all’interno della zona AEC, per almeno il 40% del valore aggiunto, possono invece liberamente circolare tra i dieci paesi. La tabella sotto illustra tali differenze.

Unione Europea Asean
Dazi su importazioni da paesi terzi Dazi per tutti i prodotti decisi a livello comunitario. Tutti i paesi applicano medesimi dazi ad importazioni da paesi non-EU.

Esempio: alle merci che provengono dalla Cina, vengono imposti gli stessi dazi non importa che il paese destinatario sia il l’Italia o la Francia.

Ciascuno dei 10 paesi è libero di imporre i dazi che ritiene opportuni. Non c’è nessuna politica comunitaria per importazioni da paesi terzi. Esempio: alle merci che provengono dalla Cina, vengono imposti dazi differenti a seconda che il paese destinatario sia il Vietnam o la Cambogia (secondo regole WTO, comunque)
Dazi su importazioni da paesi facenti parte dell’area Mercato unico. Zero dazi per qualsiasi tipo di merci. Obbiettivo finale: mercato unico con zero dazi per le merci prodotte all’interno dell’area. Ad oggi, esiste un regime di graduale riduzione dei dazi (attualmente intorno al 0%-5%), con un target più soft per i prodotti agricoli (riso), che restano un po’ più protetti.
Rule of Origin Non è necessario, perché tutte le merci che si trovano già in uno dei paesi EU sono o

a) prodotte in EU e quindi non soggette a dazi

Oppure

b) importate da un paese non-EU e, quindi, già soggette a dazi.

Le merci vengono considerate “Prodotte in Asean” se almeno il 40% del valore aggiunto è prodotto all’interno dell’area. Merci che soddisfano tale condizione possono essere esportate negli altri 9 paesi a tariffe ridotte (o zero, come discusso sopra). Merci che non soddisfano tale criterio sono soggette a dazi discrezionali da parte del paese importatore, fermo restando le regole del WTO, Organizzazione Mondiale del Commercio.

Quali sono quindi i vantaggi e gli svantaggi di uno e dell’altro approccio?

Per rispondere a questa domanda, uso dati e slides (AEC Cambridge EU vs Asean) dell’amico Claudio Dordi, esperto di commercio internazionale, professore alla Bocconi, nonché Team Leader del progetto multi-laterale EU-Vietnam che ha portato alla firma dell’accordo di libero scambio tra Vietnam ed Unione Europea. Quindi, una persona che se ne intende che attacca il problema dal suo osservatorio privilegiato ad Hanoi, e sottolinea come un modello UE, se applicato ai paesi Asean avrebbe, da un lato degli svantaggi, come ad esempio le grandi differenze economiche tra Singapore e Laos, ed il basso grado di integrazione commerciale nei paesi Asean, dove il valore del commercio inter-area è soltanto il 24% del totale contro il 50% della UE. In altre parole, l’Unione Europea è più integrata commercialmente. D’altra parte, se i paesi Asean adottassero il modello EU, ci sarebbero anche dei vantaggi dal momento che tutte le economie del sud-est asiatico hanno tassi di crescita e livelli di investimenti capitale elevati.

Più importante ancora sarebbe l’eliminazione delle Non-Tariff-Barries (NTB), che ancora esistono tra i dieci paesi Asean, barriere non-tariffarie che, alla fine dei conti, sono quelle che ancora, nonostante la quasi totale assenza di dazi, rendono il commercio difficile. Per avere informazioni più complete sul funzionamento economico e legale dell’area Asean, vi rimando al set complete di slides del Prof Dordi.

Una mia ultima considerazione riguarda il vantaggio che i paesi Asean hanno nei confronti dei paesi UE, in termini di flessibilità commerciale nei confronti di paesi terzi, non appartenenti all’area. La grande difficoltà che esiste a Bruxelles è proprio quella di stilare una lista di dazi per tutte le merci importate, che i 28 paesi debbono adottare. 28 paesi che hanno strutture economiche diverse l’una dalle altre e dove la carenza o il grado di abbondanza di certe merci non possono essere le stesse in tutti i paesi. Una politica uniforme di dazi tende a mediare esigenze diverse e, come spesso accade, fa scontenti un po’ tutti. L’Asean risolve questo problema applicando la regola dell’origine, e solo le merci prodotte in loco sono oggetto del libero scambio, lasciando ad ogni paese la libertà di imporre dazi per merci importate da paesi terzi (nel rispetto delle regole WTO). Però, il prezzo da pagare per questa differenziazione nel trattamento delle merci è la presenza hard o soft di confini tra paesi. In Europa, naturalmente i confini sono stati abbattuti per consentire la libera circolazione degli individui, grande risultato della UE. Ma, un controllino, ogni tanto, sull’origine delle merci che transitano tra i 28 confini non sarebbe male… un soft Schengen per il commercio!

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