Gentiloni in Africa fa ben sperare: forse l’Italia si sta accorgendo che l’Africa sta cambiando ed è allo stesso tempo terreno di pericolo e di opportunità. Opportunità se comprendiamo veramente qual è il ruolo della Cina, dove ha investito, in che settori industriali e decidiamo, Italia ed Europa, se e come far parte di questo processo.
Sfide (perse) se continuiamo ad avere solo 2 persone a Bruxelles che lavorano alla cooperazione, contro le 140 di Francia e Germania. Sembra che anche Gentiloni lamenti un certo ritardo rispetto alla Francia e alla Germania, spesso davanti a noi. La Cina in Africa ha avuto un approccio molto chiaro e deciso.
Di sicuro c’è chi, in occidente, storce il naso perché pensa all’equazione “Investimenti cinesi = sfruttamento delle risorse senza portare benefici economici alla popolazione locale”. Non è proprio così. Da quando la Cina investe in Africa, il tasso di povertà è diminuito di circa 10%, e la Cina propone all’Africa un modello basato sullo sviluppo delle infrastrutture, migrazione ed urbanizzazione, che sono stati il cardine del proprio successo economico. C’è anche chi storce il naso per motivi politici, ideologici o altro, ma i numeri, mi sembra, lascino poche interpretazioni. A proposito, credo anche che si sottovaluti molto l’ammontare degli investimenti cinesi in Cina. Se vi chiedessi: “Ma la Cina, negli ultimi 10 anni, ha investito più in Europa o in Africa?”, cosa mi rispondereste?
Concordo pienamente sul fatto che funzioni meglio l’investimento rispetto all’aiuto allo sviluppo e alla beneficenza. Anche se mi costa dirlo (dato che sono stato un forte sostenitore di quelle politiche), i numeri parlano chiaro.