Investimenti e riforme per un vero recovery plan dell’Italia

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Molte crisi hanno anche un lato positivo, perché trasformano i declini graduali in cadute verticali e ciò paradossalmente ha il vantaggio di rendere più urgente rispondere a quei problemi che, da tempo, ci si trascina senza affrontarli.

Il dibattito che si è acceso nell’Unione Europea in risposta all’emergenza COVID e alla più grande depressione che l’Europa abbia mai dovuto affrontare ha fatto emergere due grandi novità:

1) la sospensione del limite di deficit del 3% e del relativo fiscal compact

2) la necessità di impostare e realizzare una politica di investimenti che presenti un ordine di grandezza diverso rispetto a quanto perseguito negli ultimi decenni

Riteniamo che questi due elementi siano oggettivi, diciamo pure “bipartisan”, scritto a 10 mani, tra Cristina Bargero, Lorenzo Fioramonti, Michele Geraci, Francesco Grillo, Rossella Muronia, il tutto a prescindere dal giudizio che si possa dare sull’operato dell’Unione Europea e sull’effettivo ammontare dei grants e dei loans. Questi ultimi, andranno comunque a pesare sulla finanza pubblica, sotto forma di maggiori contributi al bilancio comunitario o come restituzione di rate di prestiti e ci obbligano, dunque, a cercare la massima resa possibile delle scelte che faremo e della macchina organizzativa che ne assicurerà l’implementazione: è questo l’obiettivo del presente paper.

Molte crisi hanno anche un lato positivo, perché trasformano i declini graduali in cadute verticali e ciò paradossalmente ha il vantaggio di rendere più urgente rispondere a quei problemi che, da tempo, ci si trascina senza affrontarli

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