Capire la cultura orientale per orientarsi anche nel business.
Mentre per il pensiero confuciano l’uomo ideale è colui che spicca per qualità morali e si accresce con lo studio, che si attiene alle norme rituali e al ruolo che ricopre nella società, per il daoismo l’uomo ideale è colui che sa conformarsi al corso naturale delle cose e rigetta qualsiasi pratica che allontani l’uomo dall’unità originaria, situandosi quindi oltre la società e la serie di norme che essa prevede.
Due prospettive così agli antipodi hanno non solo saputo coesistere, ma si sono poste come due alternative complementari nello sviluppo della società cinese.
Dao che come Dao può essere preso, Eterno Dao non è,/ [poiché] nome che può essere nominato, Nome Eterno non è./ “Senza-Nome” è, di Cielo e Terra, avvio,/ “ha-nome” quel che dei Diecimila Esseri è Madre./ Sicché, nella costante cessazione del desio, se Ne contempla il prodigio,/ e nel costante desio se Ne contempla il tratto manifesto.
Poche opere al mondo sono capaci di far assaporare tanto significato in così poche righe. Questi versi, cha appaiono così oscuri e inattingibili, sembrano suggerire che vi sia qualcosa che sfugge alla comprensione, che il loro vero significato sia serbato oltre le parole, in una dimensione che esse non possono attingere ma verso la quale possono solo “fare cenno”. Questa dimensione ulteriore altro non è che quella del Dao (道), principio ineffabile e origine di tutte le cose, che la prospettiva umana, per definizione parziale, non può cogliere nella sua natura autentica.
Rimando alla fonte china-files.com, per approfondire questa interessante lettura a cura di Sara Francescato.