Meet China: approcciarsi alla Cina come sistema Italia o come sistema Europa?

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Grazie Michele, grazie grazie mille e allora ci sono altre due domande, allora c’è un osservazione penso: “Preso atto che con le iniziative individuali è difficile avere un impatto secondo voi è meglio approcciarsi alla Cina come sistema Italia o come sistema Europa?” era indirizzata anche a Cristiana Barbatelli.

NOTA BENE

Questo testo è una trascrizione del video disponibile sul mio canale YouTube

Secondo me assolutamente come il sistema Italia cioè noi abbiamo un brand, un Made in Italy, una tradizione, cerchiamo di spingere sui nostri prodotti che si basano su questa grande percezione che i consumatori cinesi hanno di qualità e di tradizione, di storia, anche qui la storia rientra. Quindi secondo me l’approccio europeo, diluisce e poi sai Andrea per quanto noi vogliamo essere europeisti e vogliamo fare blocco, ricordiamo che noi siamo adesso non so dove finisce l’Europa 3, 4, 500 milioni insomma stiamo parlando di una proporzione, di un’importanza relativa per sempre decrescente e poi non deve non deve piacerci o dispiacerci ma la realtà è che noi in Europa scusate, quando dico Europa mi correggo, in Europa siamo concorrenti cioè una bottiglia di vino francese in più, è una bottiglia di vino italiano in meno. La strategia comune sulla Via della Seta, ma cosa significa che io l’ho chiamato il ministro olandese gli ho detto: “senti ho un’idea vorrei che i container invece che andare a Rotterdam e ad Antwerp in Belgio vengano a Trieste, a Palermo, a Genova” e quindi mi han chiuso il telefono in faccia. Ed hanno fatto bene, cioè cosa significa un approccio europeo che ne so, la Via della Seta, ai porti c’è qui diciamo la verità ci scanniamo gli uni con gli altri, sui prodotti, sulle infrastrutture, su chi deve prendersi questi containers, quindi la concorrenza tra i porti è ferocissima. Tra l’altro ovviamente se mi consentite una nota polemica, guai se i cinesi investono nei nostri porti ma hanno investito a Le Havre, a Marsiglia, al Pireo, a Malta, in Israele e tra tutti i posti sensitivi a Rotterdam Anversa, Bruges, sbagliato qualcuno nel a Le Havre nel Nord, a Valentia, Marocco, Istanbul, insomma dovunque.

Da noi non si può! Tra l’altro non investivano, era una cooperazione che stavano cercando proprio di portare container, senza venderli nei nostri porti perché non li possiamo neanche vendere per legge. Ho parlato con Tsipras Alexis, l’ex primo ministro, ed ha detto: “ma scusate ma voi che problema avete con i porti che qui ci hanno dato del lavoro da un milione e cinque siamo passati a sei milioni di containers all’anno.

Si, il problema è che dobbiamo lavorare di più.” Questo e qualche problemino, i lavoratori, si c’è caldo, quello che vuoi però attenzione ragazzi qui tutti fanno gli affari per i fatti loro, non c’è nessun approccio dico europeo ma forse intendevamo dire dell’unione europea perché siamo tutti concorrenti l’uno con gli altri. Gli Stati Uniti fanno l’accordo di fase 1 per far che? Per far sì che la Cina si compri più semi di soia, ma insomma gliel’hanno detto al Brasile? no! Ce l’hanno detto all’Europa che questo crea trade diversion? Quindi noi dobbiamo avere un approccio secondo me ombrello comune, su alcuni principi di diritti e di modus operandi quindi dobbiamo avere le regole e quello sì lo dobbiamo fare in comune e poi la concorrenza è spietata.

Ma è quello che è così che funziona Unione Europea, politica commerciale comune, politica di promozione, invece ognuno per i fatti propri e questo vale ancor di più per gli investimenti dove in realtà non c’è neanche nessuna competenza dell’Unione Europea sugli investimenti, quindi sugli investimenti ogni nuovo fa come vuole, si fa il suo screening, si fa il suo golden power come noi, siamo attenti eccetera Questa è la realtà: partner sulle politiche quando c’è da negoziare concettualmente e feroci concorrenti quando si fa la promozione dei nostri prodotti, si va a somma zero. Grazie Michele per questi spunti sono fondamentali e spero che siano utili per le istituzioni, prossimi governi per accelerare sul fronte global value chain.

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