Sul debito convertibile, una delle principali obiezioni che mi sono state fatte nei giorni scorsi, soprattutto riguardo al mio piano per monitorare le acquisizioni cinesi in Italia, è stata la seguente: “Ma se l’azionista corrente vuole vendere è chiaro che lo Stato non può interporsi e far fallire la transazione perché chi ci rimetterebbe sarebbe il venditore stesso, che ha davanti la possibilità di fare cash in.”
Un’obiezione corretta molto pertinente nel caso che l’azienda oggetto dell’acquisizione sia privata.
La mia risposta a questa obiezione consiste nella creazione di una struttura finanziaria composta da un mix di azioni e prodotti derivati su obbligazioni, che hanno come obiettivo la garanzia che il venditore incassi il 100% del valore della sua equity al momento della transazione, senza però dover vendere il 100% del pacchetto azionario, ma soltanto il 30%.
In questo modo si limita la partecipazione azionaria del nuovo investitore.
Nel tempo poi, previa verifica delle tre condizioni:
- creazione posti di lavoro
- infusione di nuovo capitale
- apertura del mercato cinese ai prodotti
l’investimento obbligazionario si trasforma pian piano in investimento azionario, fino al raggiungimento del desiderato 100% di quota azionaria.