Altro tema, con il quale iniziamo con il primo ospite, sono le relazioni tra Cina, Europa e Stati Uniti. Pare che l’amministrazione Biden si stia muovendo molto velocemente tra Europa e Cina. E pare che le relazioni si stiano deteriorando, questo perché Biden guarda soprattutto all’Europa e alla Gran Bretagna. In particolare Stati Uniti e Gran Bretagna, con i rispettivi diplomatici, stanno sostanzialmente riaffermando la relazione tra i due paesi mentre invece c’è maretta con Cina e Russia. Dall’altra parte quindi sarà interessante capire proprio come la geopolitica si muoverà, anche quella economica ovviamente con queste relazioni importanti.
NOTA BENE
Noi siamo collegati con Michele Geraci, professore associato della New York University in Cina, a cui do subito il benvenuto. Professore tra l’altro collegato dallo Xinjiang. Parleremo a brevissimo di queste relazioni a cui stavo facendo accenno, intanto Geraci le volevo innanzitutto chiedere perché lei si trova a Xinjiang questo momento?
Io sono qui in visita per capire quali sono le condizioni sociali ed economiche di questa regione della Cina. Una regione, la più occidentale, che è molto importante per tanti settori anche di interesse per noi come il rinnovabile, l’eolico e le materie prime. E’ quindi normale essere qui, noi siamo economisti, studiosi, andiamo a fare le visite sul campo oltre a quelle che facciamo davanti ai nostri PC. Essendo una rarità avere la possibilità di essere in Cina in questo periodo di lock down, voglio approfittare per capire che cosa sta succedendo qua.
Dal punto di vista di questa situazione “problematica” che esiste in questa regione, cosa ci può dire? Sky News recentemente ha fatto un articolo dicendo che anche le conferenze stampa in Xinjiang di fatto mancano di un buon grado di credibilità. Non mi spingo oltre perché, come lei sa, molti media tra cui noi guardano allo Xinjiang con preoccupazione per quello che accade alla minoranza degli Uiguri. C’è chi si spinge oltre, come i parlamentari britannici che addirittura parlano di genocidio. Le chiedo: è semplice comunque monitorare la situazione nello Xinjiang? Visto comunque anche quanto fa quadrato la Cina rispetto a una comunicazione trasparente relativamente a questa regione.
Dal punto di vista economico è facile perché le cose sono abbastanza evidenti. I problemi ai quali si riferisce lei sono ovviamente più complessi e bisogna, secondo me, attaccare il problema da due angoli diversi. Uno, la domanda; è c’è qualcosa che succede nello Xinjiang che è diverso dal resto della Cina? Perché è chiaro, noi sappiamo che la Cina comunque nel suo insieme ha un sistema sociale economico e politico molto diverso dal nostro. Quindi se non ci preoccupiamo di alcune conferenze stampa senza trasparenza, della libertà di parola, della possibilità di votare che noi in Europa abbiamo e in Cina no… è chiaro che questo è un punto, come dire, “ideologico” diverso che però non è una particolarità di questa di questa regione ma è un problema dell’intero paese della Cina con cui noi dobbiamo un attimo confrontarci. Quindi quando noi parliamo di una ragione specifica secondo me dobbiamo capire se c’è un problema specifico di quella regione o, se vogliamo andare all’attacco, diciamo di tutto il sistema paese Cina. Ovviamente sono considerazioni che vanno fatte. La mia sensazione è che, come ha detto lei, ci sono delle esagerazioni. Il discorso di genocidio è un’offesa ai popoli come gli ebrei o come gli armeni che lo hanno veramente vissuto. Quindi bisogna stare attenti a fare certe accuse. Anche perché noi ci vantiamo di essere un sistema dove lo stato di diritto consente di essere innocenti fino a che i tribunali abbiano deciso il contrario. Quindi se ci sono delle testimonianze o dei dubbi sul trattamento di alcune problematiche, io credo che sia giusto che questi problemi vengano portati a galla e vengano discussi. Ma poi proprio noi, che ci vantiamo di essere diciamo garantisti, non possiamo fare accuse gratuite. Lo dico, lo facciamo noi in Italia, lo fanno molti media. Abbiamo questo, lasci dire, vizio di pontificare sullo stato di diritto e poi abbiamo accuse processi che facciamo in pubblico con dei tweet.
E’ che è sempre molto complicato ovviamente parlare di investimenti quando non sia diciamo piena consapevolezza di quello che accade in una regione. Ovviamente bisogna sicuramente parlarne con cautela, c’è comunque preoccupazione da più parti sul fronte dello Xinjiang e c’è un problema su questa minoranza che va in ogni modo affrontato. Tra l’altro lei nota che comunque Biden e l’amministrazione Biden, proprio perché è difficile parlare di investimenti quando ci sono poi diritti umani che non vengono rispettati… Insomma lei crede che questo possa avvicinare di fatto Stati Uniti al tema dei diritti umani e all’Europa, rispetto all’amministrazione precedente?
Il problema dei diritti umani è molto importante ma va affrontato nei modi nei modi giusti. Io credo che ogni paese, a cominciare dall’Italia, hai suoi problemi di diritti umani… abbiamo anche noi il problema della minoranze. Attenzione, è la mia sensazione e le dico sono qui da qualche giorno e ho girato la Cina per 15 anni: io credo che ci sia nessun accanimento da parte del governo centrale contro una minoranza specifica, penso sia un problema di sicurezza e non etnico. Questa ovviamente è la mia sensazione e va verificata e quindi invito a guardare il problema dall’angolo della sicurezza e del terrorismo ma non di quello etnico. Perché sono tanti i musulmani che vivono in giro per la Cina che non hanno problemi, quindi l’ipotesi di un accanimento ad personam è un po’ debole secondo me. Ciò posto, ci sono molti problemi di politica internazionale che dominano un po’ la narrativa secondo me anche un po’ più dei fatti. Il problema va analizzato e guardato con gli occhi giusti di un sistema nostro che, diciamo, ha bisogno dei tribunali prima di emettere sentenze.
Grazie Michele Geraci, buon viaggio e comunque poi magari faremo anche al punto di quello che monitorerà. Grazie mille!