Questo G7 viene un po’ subito ribattezzato come il G7 di tutti contro la Cina, con un Joe Biden che chiama a raccolta quelli che sono i suoi storici alleati appunto i paesi del G7 e con tra virgolette, un obiettivo comune arginare la Cina. Si può fare? Come valuta questi primi passi di Joe Biden come presidente americano nei suoi rapporti con la Cina? E soprattutto lei che ne arriva proprio da pochi giorni qual è la situazione in Cina a post pandemia?
NOTA BENE
Allora io penso tutti contro la Cina, attenzione ci sono al mondo 195 paesi meno sette sono 188 circa quindi il resto del mondo può anche pensarla in modo diverso noi dobbiamo anche tener presente che il G7 è nato quando erano le sette economie più grandi del mondo, oggi i sette paesi del G7 non sono più le sette economie più grandi proprio perché mancano la Vina e l’India, l’italia non sarebbe parte dei primi 7, l’incidenza sul PIL mondiale è scesa dal 64% a poco più del 40 negli ultimi 10 anni – 20 anni e quella di India e Cina è passata da quasi pochi punti percentuali a quel 20% quindi c’è uno shift evidente nei numeri verso l’Asia, non solo verso la Cina ma anche verso l’India e poi tutte le altre economie emergenti. Non voglio neanche iniziare a parlare dell’Africa. Quindi attenzione noi 7 abbiamo, è giusto ed è una cosa positiva che finalmente ci si possa incontrare in Cornovaglia, che è un bellissimo posto tra l’altro e ci si veda e si instaurino quei rapporti personali tra i leader. È giusto che si parli di problemi globali, però attenzione a noi serve una Cina prospera, a noi serve un’Asia che va avanti perché è uno sbocco per i nostri prodotti. Attenzione a non, lo dico in termini poco tecnici, buttarci la zappa sui piedi perché va bene essere concorrenti e noi lo siamo con la Francia, con la Germania e anche con gli amici americani.
È giusto rinsaldare l’alleanza geopolitica atlantica che penso non sia mai stata messa in dubbio né dall’Italia, nonostante quello che si è detto del nostro governo Conte I, noi siamo sempre stati saldamente atlantici lo abbiamo detto a Washington da ricordare ai nostri amici americani forse c’è stata una narrazione che ha marciato su questa idea quindi è giusto re-enfatizzarla, fa bene il Presidente Draghi a parlarne, però questa alleanza geopolitica non deve costare all’economia.
Perché noi abbiamo fatto meno 8 e 9 lo scorso anno, abbiamo tanti settori in difficoltà, li sapete voi benissimo e quindi attenzione a non crearci nemici inutili. Noi possiamo essere atlantici come dobbiamo, europeisti come dobbiamo, anche in silenzio senza necessariamente e dirlo o accusare gli altri che sono quello a cui noi vendiamo 40 miliardi di prodotti del Made in Italy, altri in Korea, Giappone e Vietnam perché attenzione se noi ci dovessimo mettere contro un paese, facciamo contro la Cina, a traino avremmo difficoltà anche con gli altri paesi asiatici perché la Cina li è il paese dominante e anche Giappone, Korea cominciano ad avere dubbi su con chi stare. Quindi sono molto contrario a dover imporre un state con noi, o state con loro. Noi stiamo con l’Europa, siamo con l’America ovvio, dal punto di vista geopolitico, ma vogliamo fare con la Cina e con resto dell’Asia quello che vuole fare America stessa, cioè vendere più dei nostri prodotti.
Allora professore appunto il discorso è economico anche perché ovviamente siamo una televisione economico-finanziaria, lei che vive per molti mesi in Cina la situazione post pandemia, lei nei suoi precedenti collegamenti ci aveva detto: le mascherine sono utilizzate nei negozi ma già in alcuni casi in alcuni in alcune città non vengono neanche più utilizzate. Abbiamo visto la gente riprendere a fare una vita normale lei adesso anche un po il confronto con un’italia che sta tornando praticamente in zona bianca quindi già molto diversa anche a soli pochi mesi fa. La situazione in Cina, la pandemia è solo un ricordo? Sapendo che qui si dà un grande merito a questo ritorno anche in zona bianca, alla campagna vaccinale che in Cina invece è decisamente più indietro rispetto a Europa e Stati Uniti.
Esattamente il vaccino in Cina è usato pochissimo e questo per due motivi: uno perché l’efficacia del vaccino cinese non è forse altissima come gli altri e poi appunto non c’è la necessità di vaccinarsi perché il virus non è diffuso nella popolazione così come è invece in altri paesi. Quindi attenzione il tasso basso di vaccinazione è un po una misura non del fallimento ma del successo della cina che non ha bisogno del vaccino per risolvere il problema. Lei mi ha chiesto come la situazione, io l’anno scorso nel 2020 sono andato a Wuhan dove c’è, credo che ne abbiamo parlato qui, il museo del virus. Quindi nell’immaginario della popolazione cinese il virus è una cosa che oggi vive all’interno dei musei e ci sono le scolaresche in fila che visitano, come la Cina è riuscita ad arginare e poi a sconfiggere il virus. Sarà pure una questione di propaganda, chiamiamola così, di soft power che ovviamente il governo fa nei confronti dei propri cittadini per avere quei consensi interni. Diciamo la verità lo facciamo tutti e usiamo spesso politica internazionale per avere consensi governo non ha bisogno dei voti lo fa per una questione proprio di immagine, di rafforzare però è il virus li non c’è. Io vivo tranquillamente, insegniamo all’università, si gira si viaggia, con le app, con il tracciamento ci sono stati dei casi a Shanghai, le dico questo aneddoto: mi hanno telefonato perché cinque giorni prima ero stato nel taxi, nello stesso taxi che aveva preso una persona che poi è risultata contagiata e quindi loro fanno questo tracciamento a incrocio nelle due settimane precedenti e vedere in quali e se si è stato a una distanza inferiore ai due metri con una persona che poi si è rivelata contagiata. Quindi hanno fatto il tracciamento di tutte le persone che sono stati in quei taxi e in tutti i posti dove questa persona, che poi non era neanche grave si era recata. Quindi l’uso della tecnologia è molto molto esteso. Sembra veramente interessante, ci porterebbe lontano però è anche una questione di privacy, perché se lei non volesse far sapere che era in quel taxi la situazione diventa poi più complicata. È vero ma lo sanno già, tanto vale che lo usano anche per proteggere me e i miei amici, e i miei familiari, quindi il discorso di privacy è giusto che ci sia questa linea però attenzione a non cadere nell’errore di aver perso la privacy senza rendercene conto anche senza andare in Cina. Facebook, Google, lo sappiam benissimo, almeno usiamola la tecnologia per quanto serve.
Assolutamente sì, professore allora abbiamo detto che in Cina ci sembra di capire lei ci ha appena detto il virus appartiene ai musei, beati loro, da noi invece stiamo fronteggiando in tutta Europa solo adesso le prospettive di una ripresa. Lo ha detto anche nelle ultime ore la numero uno della Banca Centrale Europea, ci si aspetta una forte ripresa nella seconda metà di questo 2021 e sono arrivate proprio in queste ore la revisione al rialzo delle stime da parte di Banca d’Italia che prevede per il PIL nel 2021 un +4,9 – 5% ormai ci stiamo allineando a questo 5% che sicuramente è importante per il nostro paese. Professore siamo troppo ottimisti secondo lei? Come vede visto soprattutto che ha giustificato la Banca d’Italia questa revisione grazie al PNRR e proprio in queste ore arriva la notizia che già martedì dovrebbe arrivare il via libera ai primi cinque piani, ma l’Italia non dovrebbe essere tra i primi cinque, ma comunque abbiamo presentato e sembra ormai scontato il via libera da parte di Bruxelles.
Allora c’è un effetto diciamo quasi matematico cioè se si spende x il PIL sale di x almeno quello nominale, quindi con l’inflazione bassa diamo per buono e che il PIL nominale è quasi il PIL reale con con i problemi che abbiamo sulla parte dell’offerta. Quindi è chiaro che se noi spendiamo, abbiamo i 209 miliardi spalmati in sette anni ne spendiamo un 20-30 è chiaro anche quei trenta sono due punti di PIL più o meno e questo è quasi matematico. Quindi questo anche questo numero quasi del 5%,
attenzione abbiamo fatto nemmeno 8 e 9 lo scorso anno un +5% su una base ovviamente più bassa, sulla base di 91 quindi conta un po’ meno questo cosa significa? Che l’anno prossimo sarà forse del 3 o del 2 e poi torniamo alla vita normale dello 0 virgola. Quindi noi praticamente abbiamo perso dieci anni di PIL, i venti li abbiamo già persi dal 2000 al 2020 adesso ci avviamo verso il 2028-2029, queste sono le mie stime per ritornare a livelli precedenti. Lo vediamo anche nei numeri per esempio dell’export, che è salito del 4 per cento e che è in linea con questo PIL, ma attenzione in Cina è cresciuto del 18%. Cioè il rimbalzo del primo trimestre deve appunto essere un rimbalzo, sennò è un come dire un cercare di inseguire e ci vorranno degli anni. Attenzione poi un’altra cosa tecnica, all’interno di questo PIL c’è anche un discorso di come viene distribuito, perché non è uniforme ci sono dei settori che sono in gravissime difficoltà e questo quando succede che la società sii un po’ ed elastico, si sgretola, la media perde un attimino di significato perché non è sufficiente a come dire, a far galleggiare tutte le barche di tutti i settori. Noi abbiamo dei grandi problemi su turismo, anche sull’export attenzione che dobbiamo, per questo dicevamo prima dobbiamo stare attenti a non inimicarci chi compra i nostri prodotti. Perché è importante che tutti possano beneficiare di questa crescita.
Professore lei ha citato il turismo, uno dei settori anche quando è stato sottosegretario nel governo Conte I, su cui si è particolarmente concentrato, ecco a proposito, anche un po’ per continuare a seguire il filo logico della nostra chiacchierata dicevamo della campagna vaccinale, si parla molto del green pass della possibilità proprio per i turisti che si sono vaccinati venire nel nostro paese, sappiamo quanto è importante. Tra l’altro la Cina in effetti evidentemente fa una scelta invece più autarchica avendo immagino un numero sufficiente di persone che possono visitarla, perché nel momento in cui il vaccino non è così diffuso, immagino che chiederanno il vaccino agli stranieri che entreranno. Ma soprattutto quali sono le prospettive per il nostro turismo? Che sicuramente è uno dei settori che maggiormente sta risentendo proprio degli effetti pandemia.
È che vale il 15% del PIL tra turismo diretto e indotto 98 più il resto, intorno a 240 miliardi quindi una cosa importante: il turismo c’ha una componente anche di acquisti per esempio dei turisti del nostro Made in Italy, pensiamo al lusso quando le persone vanno Milano, a Roma fare acquisti e anche quello è in grave difficoltà. Noi esportiamo molto sul lusso e questo è in grave difficoltà rispetto a quello, paragonando anche quello che abbiamo le difficoltà sugli hotel e sui ristoranti, sono tornato appunto da poco e vedo una città, dove abito io a Roma, fondamentalmente vuota rispetto a quello che dovrebbe essere l’affluenza di Giugno. Attenzione anche qui c’è una non linearità perché le prenotazioni specialmente dei tour, specialmente di turisti facoltosi America e Asia non sono tutto un po’ last minute quindi se noi non riusciamo a ripartire sul turismo immediatamente rischiamo di perdere la stagione estiva che ormai è in difficoltà e non voglio essere nei panni del neoministro Garavaglia perché veramente una patata bollente ed è difficile perché su quello va a traino tutto il resto del Made in Italy. E poi dobbiamo anche un po’ darci delle riforme sul modo di accoglienza dei turisti. Allora noi dobbiamo ripulire le città, dobbiamo rendere la vita facile per i turisti, anche con pagamenti elettronici dove possibile dando la scelta non l’obbligo, quindi non parlo assolutamente di eliminazione del contante ma chi vuole paga con la carta, con sistemi di pagamento elettronici, chi vuole paga col contante. Mi consenta, in treno sul Frecciarossa il caffè si paga solo con le monete, ora non è possibile che su tre ore di Frecciarossa non avendo il bar aperto un turista, ma anche noi non avendo spiccioli, non possiamo comprare ne il caffè ne l’acqua, quindi per tre ore non può bere. Questo è inaccettabile in un mondo dove non abbiamo attenzione noi neanche una linea aerea, anche qui o sull’Alitalia sono preoccupatissimo perché non avendo una linea di bandiera e non voglio fare il dirigista però gli altri lo sono e quindi noi dobbiamo al di là delle nostre desiderate di fare gestire tutto al mercato, le altre economie non soltanto quelle asiatiche ma anche quelle noi vicine come la Francia sono molto più dirigiste, con uno Stato ben presente. Cioè la Francia c’ha AirFrance, il Sofitel, il Carrefour, Airbus ed è chiaro che tutto questo crea un sistema. Ora io mi preoccupo veramente e se noi dovessimo rinunciare a una Alitalia che vada a Boston, a New York, a Los Angeles, a Tokyo a Seul e a Shanghai a prendere i turisti e cosa succederà? Che dovranno prendere altre linee aeree europee so benissimo come faranno, sarà un volo su Francoforte che arriverà la sera, non ci sarà più la connessione per Roma, un giorno in più in Germania o a Parigi un giorno in meno a Roma e poi pian piano ci si abitua, questo può creare dei cambiamenti strutturali l’immaginario dei turisti che poi diranno: “Va beh insomma la Germania non è così poi peggio di Roma” e questo ci sottrae non solo quel giorno ma poi tornano e intanto la spesa diminuisce anche loro si stanno attrezzando Duty-free ovviamente ci fanno concorrenza e attenzione con il Brexit, Londra avrà una tassazione dei duty free e molto più conveniente per i turisti. Quindi molti problemi, però è anche interessante perché ci sono molte soluzioni possibili, bisogna però farle.