La Cina ha tutti gli strumenti per affrontare la sfide che le si porranno davanti a seguito di una situazione economica tutt’altro che certa. Ma perché la Cina, anche a fronte di grandi problemi, riesce a raggiungere i propri obiettivi? La risposta trova la sua spiegazione all’interno di una singola parola: controllo. Loro controllano tutte le variabili macro (che noi abbiamo ceduto): moneta, tassi, budget, debito e quindi il Pil là è a tutti gli effetti un valore di input, non è inseguito come un output, come da noi.
La Cina, con la strategia Dual Circulation e dell’area di libero scambio RCEP, sta creando un sistema in Asia all’interno del quale domanda e offerta vengono generate e soddisfatte, in gran parte, al suo interno. Ciò la rende resiliente a shock geopolitici e pressioni dall’Occidente.
NOTA BENE
Manca in questa analisi il ruolo svolto dai cicli economici, scarsamente considerato dagli economisti ma evidenziato dalla BIS di Basilea, che già da anni individuava scenari con un aumento dei prezzi delle materie prime dovute alla eccesso di domanda (causato dalla crescita delle economie asiatiche) rispetto all’offerta. La inflazione da domanda si trasforma in una riduzione della quota di mercato dei beni prodotti in Cina, che si collocano nella fascia medio bassa del mercato e destinati al consumatori il cui potere di acquisto è stato ridotto. Un ulteriore elemento di indebolimento della forza commerciale della Cina dipende dal fatto che i prodotti di fascia Premium hanno necessità di non dequalificare il Brand commerciale con assemblaggio o componentistica di paesi non chiaramente democratici. L’aspetto più interessante dell’attuale congiuntura economica è che la globalizzazione ha causato la polarizzazione dei profitti nel decile più ricco della società, aumentando la quota di mercato dei prodotti Premium, aumentando le possibilità di politiche ridistribuitive (grazie all’incremento delle Entrate fiscali e alla possibilità di diluire il debito pubblico in una crescente ricchezza finanziaria), ma ha creato le condizioni per una ulteriore riduzione della quota di mercato del ceto medio.